Impatto dell’emicrania sulla qualità della vita: valutazione e strategie di trattamento

Introduzione

L’emicrania è una delle malattie neurologiche più diffuse e invalidanti e ha un notevole impatto sulla vita familiare, sociale e lavorativa dei pazienti, soprattutto quando gli attacchi sono molto frequenti o addirittura quotidiani.
Secondo i dati del Global Burden of Disease Study del 2010 (GBD 2010), l’emicrania rappresenta la terza malattia più frequente al mondo, dopo la carie dentale (1° posto) e la cefalea tensiva (2° posto), con una prevalenza del 14,7% (1,2). In Europa, la prevalenza media di emicrania nella popolazione adulta è pari al 14,7% (17% nel sesso femminile e 8% nel sesso maschile), con un picco tra i 25 e i 55 anni, cioè nel periodo di maggiore produttività (3).
Secondo altre stime, in Europa il 53% degli adulti soffre di cefalea, il 15% di emicrania e il 3,5% di cefalea cronica (4).
Nella popolazione italiana, secondo i dati ISTAT del 2005 (5), la cefalea o emicrania ricorrente ha una prevalenza del 7,7% ed è al quarto posto fra le patologie croniche più diffuse, dopo artrosi/artrite (18,3%), ipertensione (13,6%) e malattie allergiche escluso asma allergico (10,7%).
La prevalenza risulta più elevata nel sesso femminile (10,5%) rispetto a quello maschile (4,7%). Questi dati sono confermati dai risultati di uno studio condotto da Medici di Medicina Generale in Italia (6), che ha stimato una prevalenza di emicrania dell’11,6% (equivalente a circa 7 milioni di cittadini italiani), con percentuali più elevate nelle donne e nelle fasce di età giovanile-adulta.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconosce l’emicrania come una malattia neurologica invalidante che riduce la qualità di vita dei pazienti. I dati dell’OMS sul GBD 2010 evidenziano come l’emicrania sia passata, rispetto allo studio precedente del 2000, dal 19° al 7° posto nella classifica delle malattie che causano invalidità nel mondo, e sia responsabile del 2,9% di tutti gli anni di vita persi a causa della disabilità (2).
Per la sua diffusione e il suo carattere disabilitante, l’emicrania può essere considerata una vera e propria malattia sociale con elevati costi economici, diretti (spese mediche, farmaci, ricoveri) e indiretti (perdita di produttività lavorativa, assenteismo).
In Italia, i costi complessivi, sia diretti che indiretti, dell’emicrania ammontano a circa 3,5 miliardi di euro l’anno (7). Se si considera che i pazienti emicranici sono costretti, a causa degli attacchi emicranici, a limitare gli impegni lavorativi e scolastici, come pure le attività sociali e familiari, si può facilmente comprendere come i costi indiretti (es. perdita di produttività) siano notevolmente superiori rispetto a quelli diretti.
A questo elevato onere socio-economico va aggiunto l’impatto dei cosiddetti costi intangibili, che non possono essere misurati direttamente (come il dolore, l’ansia, ecc.) e che incidono sulla qualità di vita del paziente.
Inoltre, rispetto ad altre patologie croniche, i soggetti emicranici presentano una maggiore incidenza di comorbilità (es. ansia e depressione), per cui consultano più spesso il medico e richiedono un maggior numero di esami diagnostici.
Tutti questi dati suggeriscono che una più efficace prevenzione e cura dell’emicrania sia fondamentale per ridurre l’impatto di questa grave patologia sulla vita affettiva, familiare, lavorativa e sociale dei pazienti.

 

Emicrania: caratteristiche generali e criteri di diagnosi differenziale
L’emicrania è una cefalea primaria caratterizzata da attacchi ricorrenti di cefalea di tipo pulsante a localizzazione generalmente unilaterale, di intensità moderata o forte, aggravata dai movimenti e associata a nausea, vomito, fonofobia e/o fotofobia. La durata di un attacco può variare dalle 4 alle 72 ore.
L’attuale classificazione dell’International Headache Society (IHS), l’International Classification of Headache Disorders (ICHD-II, 2004) (8) elenca molti tipi e sottotipi di emicrania. In generale, esistono due forme principali di emicrania: l’emicrania senza aura e l’emicrania con aura, che si distinguono in base all’assenza o alla presenza di particolari sintomi neurologici transitori e reversibili che precedono la fase dolorosa, definiti nel loro complesso aura emicranica (Figura 1). La diagnosi di emicrania è fondamentalmente clinica. Un’anamnesi accurata è essenziale per formulare una diagnosi corretta utilizzando i criteri diagnostici dell’IHS. In particolare, l’anamnesi deve includere tutte le caratteristiche della cefalea, quali frequenza e durata degli attacchi, tipo di dolore, intensità della cefalea, ecc.
L’esame obiettivo deve servire a confermare o confutare il sospetto diagnostico di una forma di cefalea secondaria e dovrebbe includere la misurazione della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e della temperatura corporea, oltre all’esame di alcune strutture come i seni paranasali, le carotidi, lo scalpo, i muscoli paravertebrali cervicali e le articolazioni temporo-mandibolari (9).


Figura 1. Criteri diagnostici per l’emicrania senza aura e per l’emicrania con aura.


Va inoltre effettuato un esame neurologico completo, con particolare attenzione alla presenza di segni di irritazione meningea, segni focali, alterazione del fondo oculare e dello stato di coscienza (9).
Gli esami strumentali e di laboratorio non sono generalmente indicati; tuttavia, il clinico dovrà prescrivere degli esami mirati nel caso in cui l’anamnesi e/o l’esame obiettivo pongano il sospetto di una possibile origine secondaria della cefalea.


Emicrania e ricadute negative sulla qualità della vita
L’emicrania è una patologia seria ed invalidante, che ha un effetto estremamente negativo sulla qualità di vita (QoL) delle persone che ne soffrono. Gli attacchi emicranici possono compromettere il benessere sia fisico che psicologico del paziente, con ripercussioni su diversi aspetti della vita quotidiana che vanno dall’attività lavorativa e scolastica alle relazioni familiari e sociali.
Le ricadute negative sulla QoL dei pazienti emicranici sono state ampiamente documentate in numerosi studi. L’emicrania influisce negativamente sulla qualità di vita correlata alla salute, indipendentemente dalle comorbilità come l’ansia o i disturbi dell’umore (10). Tale effetto risulta ancora più evidente nei pazienti con emicrania cronica (dolore per più di 15 giorni al mese).
Negli studi che hanno utilizzato uno strumento di valutazione generico della QoL (SF-36), è stato riscontrato che gli individui che soffrono di emicrania presentano punteggi significativamente più bassi rispetto alle persone senza emicrania, ed una compromissione della QoL sovrapponibile a quella di alcune condizioni fortemente invalidanti come la depressione, il diabete o un recente infarto del miocardio (11).

Limitazione delle attività quotidiane
Gli attacchi emicranici producono una condizione di grave sofferenza, che impedisce o limita gravemente tutte le attività quotidiane del paziente. Tuttavia, l’impatto negativo dell’emicrania non si limita alla fase critica dell’attacco.
Nel periodo intercritico, infatti, l’emicranico prova spesso quella che si può definire l’ansia anticipatoria di una futura crisi. La paura di un nuovo attacco porta ad instaurare un circolo vizioso che fa pensare all’emicrania anche quando la sintomatologia dolorosa è assente. Inoltre, il senso di frustrazione e di insicurezza generato dal ripetersi degli attacchi e dai comportamenti di “evitamento” rispetto a fattori ambientali ed emotivi che possono scatenare gli attacchi (come pasti abbondanti, assunzione di alcolici, eventi stressanti, ecc.) comporta un ulteriore effetto negativo sulla vita dei pazienti. Per questo motivo chi soffre di tale malattia è generalmente ansioso e può sviluppare una vera e propria fobia per gli attacchi emicranici. Tutto ciò determina un autocondizionamento negativo che limita ulteriormente le attività quotidiane del paziente.
Numerose evidenze hanno chiaramente dimostrato le ricadute negative dell’emicrania in termini di limitazione delle attività quotidiane. Si stima che oltre il 50% delle persone affette da emicrania siano costrette a letto durante l’attacco (11). Tuttavia, la limitazione delle attività quotidiane non è dovuta esclusivamente agli attacchi, dato che molti pazienti riferiscono una compromissione della funzionalità anche nei periodi di intervallo tra gli attacchi.

Assenteismo scolastico/lavorativo
L’emicrania ha un impatto fortemente negativo sulle attività lavorative e di studio delle persone che ne soffrono. Una percentuale significativa di persone affette da emicrania si assenta dal lavoro a causa degli attacchi, mentre molti altri si recano al lavoro sotto l’effetto degli analgesici, in condizioni di menomazione psicofisica. È stato calcolato che, a causa dell’emicrania, ogni anno vengono persi 250 milioni di giornate lavorative o di scuola in Europa e negli Stati Uniti (12).
La compromissione della qualità di vita e le limitazioni nelle attività sociali, lavorative e scolastiche sono particolarmente evidenti tra le giovani donne emicraniche. Lo studio MELT (13), un’indagine internazionale condotta in Israele e in 8 Paesi europei (Finlandia, Germania, Grecia, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia e Paesi Bassi) su un campione di 1810 donne affette da emicrania, ha riportato una media di 23 attacchi di emicrania all’anno, che avevano causato in media una perdita di 2 giorni per assenteismo e di 4 giorni per ridotto rendimento a scuola o al lavoro nei 6 mesi precedenti l’intervista telefonica.
L’impatto dell’emicrania sulla perdita di produttività non è solo associato alla frequenza degli attacchi (ictal burden), ma anche al livello di compromissione funzionale tra gli attacchi (interictal burden); in particolare, è stata documentata una correlazione positiva tra il grado di disabilità nei periodi intercritici e la perdita di produttività (11).
In termini economici, la perdita di produttività dovuta all’emicrania costituisce un costo indiretto rilevante sia per le imprese che per i
lavoratori. I costi indiretti associati alla ridotta produttività lavorativa rappresentano una parte significativa dei costi complessivi dell’emicrania (Figura 2) (14).


Figura 2. Impatto dell’emicrania su alcune dimensioni della qualità della vita (da: Linde M, Dahlöf C. Attitudes and burden of disease
among self-considered migraineurs — a nation-wide population-based survey in Sweden. Cephalalgia 2004;24:455-465).


Un trattamento adeguato dell’emicrania può naturalmente ridurre il livello dei costi indiretti, riducendo ad esempio l’assenteismo dal lavoro. Considerati gli effetti negativi dell’emicrania non trattata o sottotrattata, in termini di maggiori costi indiretti, che gravano su una parte consistente della popolazione emicranica, le strategie farmacoterapeutiche di prevenzione e di intervento precoce possono risultare molto efficaci dal punto di vista economico. L’impiego di strategie terapeutiche efficaci può, infatti, ridurre notevolmente l’impatto economico negativo dell’emicrania sulla produttività dei lavoratori. A tal riguardo, è stato evidenziato che il trattamento con triptani riduce significativamente il numero di ore o giorni di lavoro persi a causa dell’emicrania (15).

Mancato raggiungimento di obiettivi scolastici e/o professionali
Come già discusso, l’emicrania limita gravemente le attività sia lavorative che scolastiche o accademiche. Questo impatto negativo può comportare il mancato raggiungimento di obiettivi scolastici e/o professionali. Un simile effetto è stato riportato nello studio MELT: il 16% delle partecipanti a questa indagine ha dichiarato che l’emicrania aveva loro impedito il raggiungimento degli obiettivi di carriera desiderati, mentre il 6% ha riferito che l’emicrania aveva fatto perdere loro l’opportunità di un avanzamento di carriera (13). Inoltre, vi sono alcuni studi che hanno riportato un minore rendimento scolastico in pazienti pediatrici affetti da emicrania (16,17). Una maggiore frequenza, durata e severità dell’emicrania è risultata associata ad un peggiore rendimento scolastico.

Problematiche relative alla vita familiare e riduzione dell’autostima
L’emicrania esercita un’influenza negativa anche sulla vita familiare. In un’indagine condotta negli USA e nel Regno Unito (18), l’85% degli emicranici intervistati ha riferito una sostanziale diminuzione nella loro capacità di svolgere lavori domestici a causa dell’emicrania, il 45% ha rinunciato ad attività familiari e sociali di svago e il 32% ha evitato di fare piani per paura di una cancellazione a causa della malattia. Per quanto riguarda l’impatto sui figli, il 50% degli emicranici intervistati ha dichiarato che, a causa dell’emicrania, litigava più facilmente con i propri figli e con il partner, e il 36% ha affermato che sarebbe stato un genitore migliore senza emicrania. Questi risultati sono stati in parte confermati dai partner degli emicranici: il 29% ha affermato che i litigi erano più frequenti a causa dell’emicrania e il 20-60% hanno riportato altri effetti negativi sulle relazioni familiari. Rispetto ad un gruppo di controllo, i partner delle persone affette da emicrania sono risultati significativamente più insoddisfatti per le richieste che incombevano su di loro, per il loro livello di responsabilità e di doveri, e per la loro capacità di performance (18).
L’impatto dell’emicrania sulla vita familiare è stato osservato anche nello studio MELT: i 2/3 delle partecipanti hanno lamentato l’incapacità di svolgere, in una o più occasioni, alcune attività con la famiglia o con gli amici nei 6 mesi precedenti all’intervista (13).
L’emicrania può, inoltre, comportare una riduzione dell’autostima a causa della incomprensione e della scarsa considerazione per il problema da parte di familiari, amici, insegnanti, colleghi, datori di lavoro e talvolta, anche medici, che non credono che un semplice “mal di testa” possa essere una malattia talmente grave e invalidante da giustificare eventuali assenze da scuola o dal lavoro, o la mancata partecipazione ad attività sociali e di svago. A tal proposito, un recente studio condotto in Italia ha documentato una significativa riduzione dell’autostima, misurata con lo strumento MSCS (Multidimensional Self-Concept Scale – noto in Italia come Test Multidimensionale di Autostima o TMA), in una popolazione di bambini e di adolescenti con emicrania senz’aura, rispetto a controlli di pari età e sesso (19).

 

Questionari e altri strumenti per la valutazione dell’impatto dell’emicrania sulla qualità della vita

La valutazione della QoL correlata alla salute è diventata un importante strumento per lo studio dell’impatto individuale dell’emicrania. La QoL viene determinata per mezzo di questionari che combinano la percezione soggettiva della condizione di vita del paziente con una quantificazione oggettiva dei fattori di salute.
La QoL dei pazienti emicranici può essere valutata con questionari generici o specifici. Gli strumenti generici valutano lo stato generale di salute e consentono un confronto tra condizioni morbose diverse; si distinguono dagli strumenti specifici, che sono costruiti per analizzare aspetti rilevanti di specifiche patologie. Tra i questionari generici, il 36-Item Short- Form Health Survey (SF-36) è il più utilizzato per lo studio dell’emicrania. L’SF-36 è un questionario sullo stato di salute del paziente, caratterizzato dalla brevità del tempo di compilazione (mediamente il soggetto impiega non più di 10 minuti) e dalla sua precisione (lo strumento è valido e riproducibile). L’SF-36 è uno strumento di tipo generico, multidimensionale, con buone caratteristiche psicometriche, abbastanza breve da poter essere facilmente utilizzato in diversi contesti e patologie.
Il questionario è composto da 36 item che si riferiscono a 8 domini di salute: 1) AF-attività fisica (10 domande); 2) RP-limitazioni di ruolo dovute alla salute fisica (4 domande); 3) RElimitazioni di ruolo dovute allo stato emotivo (3 domande); 4) BP-dolore fisico (2 domande); 5) GH-percezione dello stato di salute in generale (5 domande); 6) VT-vitalità (4 domande); 7) SF-attività sociali (2 domande); 8) MH-salute mentale (5 domande); più una singola domanda sul cambiamento nello stato di salute (20). Tutte le domande, tranne una, si riferiscono ad un periodo di quattro settimane precedenti la compilazione del questionario. Il punteggio è compreso tra 0 (totale assenza di salute) e 100 (stato di completo benessere) per ogni scala: più alto è il punteggio, migliore è il livello di salute percepito. La validità delle 8 scale dell’SF- 36 è stata ampiamente studiata in gruppi noti di pazienti.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati altri questionari specifici per l’emicrania, come il Migraine Specific Quality of Life Questionnaire (MSQ) e il Migraine Disability Assessment Score Questionnaire (MIDAS). L’MSQ, versione 2.1, un questionario specifico composto da 14 item, che è stato sviluppato per misurare gli effetti dell’emicrania sulle attività quotidiane (vita sociale, lavoro) e sulle emozioni del paziente durante un periodo di 4 settimane (11).
Il MIDAS è un questionario auto-somministrato che permette di calcolare il grado di disabilità associato all’emicrania (11). Esso è composto da 5 domande che riguardano il numero di giorni di disabilità in vari tipi di attività quotidiane. Le attività sono classificate in tre domini: lavoro e scuola; lavori di casa; attività non lavorative (familiari, sociali, tempo libero). Il punteggio totale (espresso in numero di giorni) si ottiene sommando il numero di giorni indicati nelle risposte alle 5 domande. Il risultato ottenuto viene classificato in quattro “gradi di severità” che definiscono il livello di disabilità causato dall’emicrania ed indicano il trattamento di cui il paziente necessita. Due ulteriori domande, il cui punteggio non viene sommato alle precedenti risposte, riguardano la frequenza e l’intensità della cefalea. Il MIDAS è un questionario di facile compilazione, che può essere utilizzato sia dai pazienti che dai medici. Può essere somministrato ai pazienti prima dell’inizio di una terapia e poi nel corso del trattamento per valutare l’efficacia terapeutica.
Infine, esistono molti altri questionari specifici per l’emicrania, come il Migraine Specific Quality of Life Measure (MSQoL), l’Headache Disability Index (HDI), l’Headache Impact Test (HIT) e il Migraine Interictal Burden Scale (MIBS).

 

Strategie di prevenzione e trattamento dell’emicrania
La terapia farmacologica dell’emicrania si basa su due cardini fondamentali: la terapia sintomatica o abortiva e la terapia di profilassi o preventiva. La prima ha come scopo primario l’interruzione dell’attacco quando esso sopraggiunge, mentre la seconda si propone di ridurre la frequenza, l’intensità e la durata degli attacchi.
La terapia di profilassi è indicata quando gli attacchi provocano disabilità per più di 4 giorni al mese. Prima di iniziare un trattamento di profilassi è, tuttavia, buona norma cercare di individuare tutti i fattori scatenanti e aggravanti e provvedere, ove possibile, alla loro eliminazione, in modo da ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi.
La scelta del farmaco di profilassi deve essere basata sulle condizioni di comorbidità, sulle potenziali interazioni farmacologiche e sulle
preferenze del paziente. Per la profilassi si utilizzano farmaci appartenenti alle seguenti classi farmacologiche: beta-bloccanti (propranololo, metoprololo), calcio-antagonisti (flunarizina, cinnarizina), antagonisti della serotonina, antidepressivi (amitriptilina) e antiepilettici (topiramato, valproato) (9). La dose del farmaco deve essere bassa all’inizio del trattamento per essere aumentata gradualmente in seguito. La durata del trattamento non deve essere inferiore a 3 mesi: tale limite è stato posto come intervallo minimo per verificare l’efficacia di un farmaco. Una riduzione di almeno il 50% nella frequenza o gravità dell’emicrania è con siderato parametro di efficacia del trattamento di profilassi.
Lo scopo della terapia sintomatica è ridurre l’intensità del dolore e dei sintomi associati e, se possibile, bloccare completamente l’attacco in tempi brevi in modo da permettere la ripresa delle attività quotidiane. La terapia dell’attacco è necessaria in tutti i pazienti emicranici.
Per il trattamento sintomatico sono disponibili numerosi presidi terapeutici sia specifici (triptani ed ergotaminici) che non specifici (FANS/analgesici, antiemetici). La terapia sintomatica può essere “graduale” (stepped care) o “stratificata” (stratified care). L’approccio graduale prevede l’utilizzo di farmaci non specifici come prima scelta e di farmaci specifici come seconda scelta in caso di inefficacia dei primi.
L’approccio stratificato si basa sulla preliminare valutazione della gravità degli attacchi in un dato paziente che consente di scegliere, fin dall’inizio, la terapia più adatta per il singolo attacco. Esso prevede la somministrazione di analgesici o FANS nelle crisi medio/lievi e di triptani in quelle medio/forti. L’approccio stratificato permette di trattare in modo adeguato i pazienti con forme emicraniche più gravi fin dalla prima visita, evitando “ritardi” dovuti alla necessità di effettuare visite ripetute per valutare l’efficacia della terapia. Attualmente l’approccio graduale è stato abbandonato a favore dell’approccio stratificato. Un valido ausilio per l’uso della “terapia stratificata” nella pratica clinica è rappresentato dal questionario MIDAS che consente una rapida valutazione del grado di disabilità determinato dall’emicrania. I FANS sono indicati per il trattamento degli attacchi di intensità lieve o moderata e in caso di controindicazioni dei triptani. In ogni caso, è importante ricordare che i FANS non sono privi di effetti collaterali anche gravi e di controindicazioni che ne limitano l’uso in sottogruppi di pazienti.
Gli ergotaminici sono una classe di farmaci ormai in disuso che è stata ampiamente soppiantata dai triptani.
I triptani (o agonisti dei recettori per la serotonina di tipo 5-HT1B/D) costituiscono la classe più importante di farmaci specifici per l’emicrania e sono indicati come farmaci di prima scelta per il trattamento degli attacchi emicranici di intensità forte o moderata. Sono caratterizzati da un meccanismo d’azione in grado di interferire con i meccanismi fisiopatogenetici dell’emicrania, e il loro profilo rischio/beneficio è il più favorevole tra i sintomatici disponibili. In generale, i triptani sono farmaci ben tollerati e sicuri.
Tutti i triptani si sono dimostrati efficaci nel ridurre non solo il dolore, ma anche i sintomi di accompagnamento (foto- e fonofobia, nausea e vomito) e la disabilità correlata all’attacco.
L’efficacia dei triptani è stata confermata in numerosi studi nel trattamento di più attacchi (costanza dell’effetto) e a lungo termine (assenza di tachifilassi) e nel trattamento sintomatico degli attacchi correlati al ciclo mestruale (21,22).
I diversi triptani sono molto simili tra loro per efficacia e profilo di tollerabilità. D’altra parte, alcune differenze di tipo farmacocinetico e la disponibilità di varie vie di somministrazione offrono la possibilità di scegliere un prodotto rispetto ad un altro in particolari situazioni cliniche.
Tra i triptani disponibili, Rizatriptan ha mostrato un profilo di efficacia estremamente favorevole in termini di costanza della risposta, preferenze/soddisfazione del paziente e qualità di vita in una revisione sistematica della letteratura (23).
I pazienti in trattamento con Rizatriptan hanno riferito un più rapido ritorno alle normali attività quotidiane e una maggiore soddisfazione del trattamento con Rizatriptan rispetto ad altre terapie (24) (Figura 3).


Figura 3. Percentuale di pazienti emicranici che hanno riportato l’assenza totale di dolore o la presenza di dolore lieve a 2 ore
dall’assunzione della terapia: MAXALT 10 mg (attacco 1 e 3) o non-Triptani (pre-studio e attacco 2) (Baos et al 2003)


Gli stessi risultati sono stati osservati quando Rizatriptan è stato confrontato con altri triptani nella valutazione dell’impatto della cefalea sulle capacità funzionali. A tal proposito, sono estremamente chiari i risultati dello studio di Bussone et al. condotto nel 2002 (25), in cui è stata valutata la disabilità durante gli attacchi emicranici dopo assunzione di triptani. In questo studio, sono stati analizzati i dati relativi a 5 trial randomizzati, in doppio cieco, nei quali Rizatriptan è stato confrontato direttamente con Sumatriptan (100 mg, 50 mg e 25 mg), Naratriptan (2,5 mg) e Zolmitriptan (2,5 mg). In tutti questi trial, le percentuali di pazienti che erano in grado di riprendere le normali attività dopo 2 ore dall’assunzione della terapia sono risultate più elevate nei gruppi trattati con Rizatriptan rispetto a tutti gli altri triptani valutati (Figura 4) (25).


Figura 4. Percentuali di pazienti con gravi limitazioni tornati alle normali attività entro 2 ore dall’assunzione della dose di triptano
(Bussone et al 2002)


Infine, il trattamento con Rizatriptan si è dimostrato efficace nel migliorare la produttività lavorativa in una popolazione di pazienti affetti da emicrania (23).


Conclusioni
L’emicrania è una delle malattie neurologiche più diffuse e invalidanti al mondo.
I costi, diretti e indiretti, di questa malattia sono enormi e rappresentano un onere significativo per i pazienti e per la società.
Numerose evidenze dimostrano che l’emicrania ha un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita dei pazienti e sulla loro vita familiare, sociale e lavorativa.
Il trattamento con triptani si è dimostrato efficace nel migliorare la qualità di vita dei pazienti che soffrono di emicrania.

 

Bibliografia


N.25/2016 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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