Statine e rischio di effetti collaterali: il punto di vista sul piano della farmacologia clinica

Le statine sono da circa 20 anni la terapia più impiegata per la riduzione dei livelli di LDL (low density lipoproteins) e per la prevenzione degli episodi cardiovascolari. Il loro impiego è dimostrato essere associato all’insorgenza di sintomi di miopatia, i quali spesso costringono alla sospensione del trattamento, oltre che alla limitazione dell’attività fisica, la quale è uno dei fondamenti principali per la prevenzione degli episodi cardiovascolari stessi.

In seguito a trattamento con statine, l’incidenza dei sintomi di disagio muscolare, definibile in modo generico come miotossicità, è variabile tra l’1% e il 7% dei casi trattati e anche >10% nel caso di dosaggi elevati, in concomitanza con altre terapie, oppure in ragione dell’età avanzata.

Dagli studi di meta-analisi svolti sui lavori clinici controllati su quasi 50.000 pazienti, erano già emersi gli effetti mialgici delle statine in entità significativamente superiore rispetto al trattamento con placebo.

In generale, nonostante il rischio di miotossicità, non si può disconoscere che le statine siano efficaci nel ridurre gli eventi cardiovascolari.

Pertanto, il rapporto beneficio-rischio sembrerebbe restare ancora a favore delle statine, pur con la compromissione di uno dei fondamenti del trattamento della malattia cardiovascolare/dislipidemie, ovvero l’attività fisica.

Del resto è noto che gli effetti miotossici possono essere “amplificati/causati” da una politerapia: non si può escludere quindi che la statina possa a volte “subire” l’effetto tossico che in realtà è innescato dalla terapia concomitante. In ogni caso è ragionevole comunque pensare anche ad alternative terapeutiche.

Queste consistono nei fitoterapici a base di Monascus p., il quale contiene lovastatina (statina che si è rivelata a basso rischio miotossico) (Tabelle 1 e 2) e ha dimostrato un’adeguata azione ipolipemizzante oltre che una protezione dagli eventi cardiovascolari, pur in seguito a livelli plasmatici molto meno elevati (da 10 a 20 volte) rispetto alla lovastatina di sintesi.

 





 

Pertanto, tale tipologia di prodotto è da ritenere idonea a sostituire una classica statina in soggetti con intolleranza alla medesima, come osservato in condizioni sperimentali controllate.

Si dovrebbe, comunque, evitare di associare a Monascus p. prodotti a potenzialità tossica, come le berberine. Inoltre, è importante considerare l’aspetto dello stress ossidativo.

Esso è sempre presente nei pazienti con rischio cardiovascolare (sia primario che secondario), tanto da compromettere la funzionalità delle cellule muscolari, oltre che essere riconosciuto come una delle variabili indipendenti di mortalità.

Di conseguenza, si suggerisce di proteggere i pazienti con un corredo antiossidante che abbia dimostrato attività saliente in studi controllati.

 





 


N.3/2016 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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