L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è comune negli uomini e l’allungamento della vita richiederà sempre maggiori trattamenti. Importanti insegnamenti e preziose informazioni possono ancora provenire da interventi che in passato venivano eseguiti “a cielo aperto” routinariamente nei pazienti con ghiandole prostatiche voluminose; l’adenomectomia transvescicale ad esempio - operazione oggi sempre meno eseguita grazie allo sviluppo di nuove tecniche endoscopiche/laser mininvasive - è stata per anni il vero gold-standard della chirurgia dell’IPB in termini di miglioramento dei sintomi, della velocità del flusso massimo e della durabilità; è però gravata da un’alta morbilità (1,2). L’obiettivo di un trattamento chirurgico di un paziente con IPB è rivolto alla rimozione dell’ostruzione vescicale indotta dall’adenoma con il fine di migliorare i disturbi della minzione. La cinetica del PSA dopo chirurgia dell’IPB dovrebbe comunque essere attentamente valutata; è infatti noto che il PSA dopo chirurgia per IPB scende gradualmente ma non c’è un cut-off di riferimento dopo risoluzione della disostruzione (3,4). Scopo del presente lavoro è valutare l’andamento del PSA sierico dopo intervento di adenomectomia prostatica transvescicale in pazienti con IPB al fine di valutare le relazioni esistenti tra PSA e volume della zona di transizione.
In modo retrospettivo ho analizzato i dati di 67 pazienti (età media 69 anni) con IPB sintomatica sottoposti ad intervento chirurgico di adenomectomia transvescicale.Le variabili prese in considerazione sono:
Il 48% dei pazienti aveva un PSA preoperatorio tra 0 e 4 ng/ml, il 29% tra 4 e 7 ng/ml e il 23% tra 7 e 10 ng/ml.
I valori medi ottenuti sono:
- PSA post-operatorio: 0.45 ng/ml (range 0.07-1.87);
- Peso adenoma: 57 gr (range 38-102 gr).
Ho constatato che l’intervento chirurgico ha determinato una riduzione media dei livelli di PSA del 90%. Una riduzione di PSA è sempre presente, drastica ed in un range compreso tra il 70% e il 99% indipendentemente dai livelli basali iniziali di PSA e dal peso dell’adenoma. L’adenomectomia transvescicale resetta il PSA a livelli sotto 1 nella maggior parte dei pazienti. Il PSA scende a valori inferiori a 2 ng/ml nel 97% dei casi (65/67pazienti), con punte inferiori a 1 ng/ml nell’88% dei casi (59/67 pazienti). Se ne deduce che, in assenza di carcinoma prostatico, il contributo più importante sui livelli del PSA deriva dalla zona di transizione e non dalla prostata periferica. Il contributo dell’IPB all’innalzamento del PSA variava tra 0.01 e 0.16 ng/ml per grammo di tessuto asportato. Globalmente c’è una correlazione statisticamente significativa tra il PSA e il peso dell’adenoma (r=0.24, p<0.03) sebbene non sia possibile dimostrare una relazione lineare tra la variazione del peso e la variazione del PSA, tale che possa essere espressa come una costante percentuale tra le due variabili; fattori diversi dal volume prostatico possono influire in qualche misura sull’aumento del PSA: l’età, episodi sub-clinici o clinici di prostatite, infezione, infiammazione, o variazioni del rappoto stroma-epitelio, o l’aumentata permeabilità delle barriere che normalmente trattengono il PSA all’interno del sistema duttale (invecchiamento).
DIn assenza di carcinoma prostatico, il 90% del PSA sierico proviene dalla Zona di Transizione. Un PSA resettato rappresenta una misura obiettiva di completa rimozione dell’adenoma e dovrebbe essere tenuto in considerazione quando differenti terapie chirurgiche (resezione, enucleazione, vaporizzazione) ablative e non per IPB sono confrontate soprattutto in prostate di grosse dimensioni o in ghiandole iperplasiche con alti livelli di PSA; infatti, la resezione incompleta dell’adenoma o una malignità prostatica occulta possono essere la causa del fallimento nell’ottenere un nadir così basso in alcuni pazienti. Per l’urologo riconoscere questo cambiamento è anche importante nello screening a lungo termine del cancro della prostata dopo la risoluzione dell’ostruzione.