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La problematica della scarsa aderenza terapeutica nel trattamento dell'ipercolesterolemia e potenziali benefici di Rosumibe in termini di miglioramento di compliance e aderenza

Nelle malattie croniche, come diabete, ipertensione, cardiopatie, asma e BPCO, l’aderenza del paziente è una delle condizioni critiche per il successo della terapia. Infatti, una scarsa aderenza può non arrecare tutti i benefici attesi dalla terapia e comportare conseguenze in termini di perdita di salute ed aumento della morbilità e della mortalità (1). 

Una bassa aderenza ai regimi terapeutici è una condizione ricorrente nella pratica clinica e contribuisce sostanzialmente al peggioramento della malattia, all’incremento della mortalità e all’aumento dei costi sanitari (2). 

Nel caso specifico della terapia ipocolesterolemizzante, numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia delle statine nel ridurre gli eventi cardiovascolari e la mortalità, soprattutto nei soggetti con elevato rischio cardiovascolare (2). 

In particolare, una revisione sistematica della letteratura ha dimostrato che alti livelli di aderenza risultano associati a una riduzione degli outcome clinici avversi, inclusi mortalità per tutte le cause ed eventi cardiovascolari fatali e non fatali; i benefici più consistenti sono osservati a livelli di aderenza uguali o superiori all’80% (3). 

L'aderenza alla terapia ipolipemizzante è infatti riconosciuta come uno dei fattori più importanti nel determinare l'efficacia del trattamento (4). 

Purtroppo molti pazienti ad alto rischio di eventi cardiovascolari in trattamento con le statine mostrano ancora livelli di aderenza alla terapia sub-ottimali, da cui consegue una mancata massimizzazione del beneficio terapeutico e un basso ritorno dell’investimento farmaceutico (5).

Il Rapporto OSMED definisce come aderenti alle terapie croniche i pazienti che assumono la terapia per almeno l’80% del periodo di trattamento (6). 

Questa definizione è la più frequentemente utilizzata in letteratura. Gli studi internazionali indicano che almeno il 50% dei pazienti interrompe la terapia con statine entro 1 anno dall’inizio e tale percentuale aumenta se si considerano periodi più lunghi. Tra gli adulti di età superiore ai 65 anni, dopo 2 anni è stata osservata un’aderenza alla terapia con statine in prevenzione primaria del 25.4 %, mentre la situazione è risultata solo leggermente migliore per i pazienti in prevenzione secondaria (per CAD cronica e sindrome coronarica acuta, 36.1 % e 40.1 %, rispettivamente) (7). 

Studi condotti negli Stati Uniti ed in Canada indicano che la terapia con statine viene interrotta nel 30-40% dei casi entro soli 6 mesi dalla prescrizione iniziale (8). 

Dati analoghi sono stati riportati anche nel nostro Paese. In particolare, uno studio condotto nella Regione Friuli Venezia Giulia ha dimostrato come mediamente già a 150 giorni dall’inizio della terapia con statine la probabilità di abbandonare la terapia è del 50%, mentre solo circa il 30% degli utilizzatori è ancora in terapia ad 1 anno. La continuità terapeutica misurata in termini di persistenza al trattamento con statine, diminuisce drasticamente dopo 2 anni nella reale pratica clinica, con una frequenza di interruzioni del 60-70% e con comuni determinanti che influenzano la persistenza stessa (2).

La principale causa di insufficiente o mancata aderenza alla terapia con statine è riconducibile alla comparsa di effetti collaterali, quali disturbi muscolari, gastrointestinali ed aumento degli enzimi epatici (9).

Gli effetti a carico della muscolatura scheletrica rappresentano i più comuni eventi avversi da statine e costituiscono la causa principale di mancata aderenza o interruzione della terapia (10). 

Si parla infatti di intolleranza alle statine nei casi in cui la comparsa di effetti collaterali clinicamente significativi e/o di rilevanti reazioni avverse determina l’interruzione della terapia. Gli effetti collaterali delle statine sono sostanzialmente correlabili a quattro fattori principali: dose impiegata (si manifestano soprattutto in occasione di “trattamenti intensivi”, con alte dosi di statine lipofile), età avanzata, sesso femminile e interazioni farmacologiche (10). 

Recenti evidenze hanno in particolare evidenziato che pazienti con una prescrizione di statine a basso dosaggio erano più aderenti alla terapia rispetto ai pazienti con prescrizioni di dosaggi più elevati (11). 

I pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica che hanno una scarsa aderenza alla terapia con statine hanno un aumentato rischio di mortalità rispetto ai pazienti con maggiore compliance terapeutica alle statine e inoltre l'interruzione del trattamento con statine risulta associata a un più alto rischio di eventi cardiovascolari avversi, tra cui ictus ricorrente e infarto del miocardio, di circa il 15% rispetto ai soggetti aderenti (11). 

D’altra parte è stato anche osservato un effetto protettivo dell’aderenza: i soggetti con aderenza ottimale presentano un minor rischio di eventi cardiovascolari e un minor rischio di mortalità per tutte le cause. La riduzione del rischio relativo è risultata essere mediamente del 39% per gli eventi cardiovascolari e del 42% per la mortalità per tutte le cause rispetto ai soggetti non aderenti (11). 

In conclusione, nella pratica clinica la continuità terapeutica con le statine si associa ad un effetto protettivo, riducendo l’occorrenza di eventi cardiovascolari fatali e non fatali e la mortalità totale. Pertanto, il miglioramento dell’aderenza e della persistenza, negli utilizzatori con compliance inadeguate, oltre alla verifica dell’appropriatezza, rappresenta un obiettivo fondamentale nei processi di programmazione sanitaria e di educazione continua in medicina (2). 

I farmaci per la terapia dell’ipercolesterolemia hanno un impatto importante anche per i sistemi Sanitari e di Welfare nazionali.  

ROSUMIBE è in commercio con i seguenti prezzi:

Sono prezzi che permettono un risparmio del 50% per la spesa del SSN per fornire i due principi attivi rosuvastatina ed ezetimibe in un'unica compressa rispetto alla situazione preesistente sul mercato e di circa il 30% rispetto ad altre associazioni fisse di statina ed ezetimibe.  

L’obiettivo di PIAM è quello di proporre soluzioni che aiutino a diffondere una cultura della salute attenta alla persona e ai suoi bisogni con lo scopo di migliorare il quadro clinico di pazienti con patologie gravi, debilitanti, spesso a evoluzione cronica e progressiva e con un forte impatto sulla famiglia e sulla società. 

ROSUMIBE rappresenta un ulteriore passo in questa direzione.

ROSUMIBE, associazione di ezetimibe e rosuvastatina, è indicato come aggiunta alla dieta per il trattamento dell’ipercolesterolemia primaria come terapia sostitutiva in pazienti adulti adeguatamente controllati con i singoli principi attivi somministrati contemporaneamente allo stesso dosaggio come in una combinazione a dosaggio fisso, ma come prodotti separati (12). 

ROSUMIBE inoltre è indicato per ridurre il rischio di eventi cardiovascolari come terapia sostitutiva in pazienti con malattia coronarica (CHD) e storia di sindrome coronarica acuta (ACS), che sono adeguatamente controllati con i singoli principi attivi somministrati contemporaneamente allo stesso dosaggio come in una combinazione a dosaggio fisso, ma come prodotti separati (12). 



Bibliografia
  1. Sabatè E. Adesione alle terapie a lungo termine: problemi e possibili soluzioni. World Health Organization 2003.
  2. Tosolini F, Clagnan E, Morsanutto A, et al. Aderenza e persistenza alla terapia con ipolipemizzanti in relazione agli esiti clinici in una popolazione in prevenzione cardiovascolare nella Regione Friuli Venezia Giulia. Ital Cardiol 2010; 11(2 Suppl 2): 85S-91S.
  3. Simpson RJ Jr, Mendys P. The effects of adherence and persistence on clinical outcomes in patients treated with statins: a systematic review. J Clin Lipidol 2010;4: 462-71.
  4. Al-Foraih M, Somerset S. Factors Affecting Adherence to Statins in Hypercholesterolemic Kuwaiti. Patients: A Cross-Sectional Study. Med Princ Pract 2017; 26:35–40.
  5. Santoni L, Dall’Asta G, Spampinato A et al. Aderenza e persistenza alla terapia con statine: analisi di farmacoutilizzazione a partire dai database amministrativi di cinque ASL italiane. Giornale Italiano di Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione 2009;2(1):5-16.
  6. Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2015. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2016.
  7. Maningat P, Gordon B, Breslow JL., How Do We Improve Patient Compliance and Adherence to Long-Term Statin Therapy? Curr Atheroscler Rep. 2013 January ; 15(1): 291.
  8. Colivicchi F, Abrignani MG, Santini M. Aderenza terapeutica: il fattore di rischio occulto. G Ital Cardiol 2010; 11 (5 Suppl 3): 124S-127S.
  9. Dimmitt SB, Stampfer HG, Warren JB. Common statin side effects explain poor compliance. Br J Clin Pharmacol 2015; 80 (1): 170–171.
  10. Gulizia MM et al. Position paper ANMCO: Percorso diagnostico-terapeutico nel paziente con ipercolesterolemia e intolleranza alla terapia con statine. G Ital Cardiol 2016;17(6):447-455.
  11. Rodriguez F, Maron DJ, Knowles JW, Virani SS, Lin S, Heidenreich PA. Association of Statin Adherence With Mortality in Patients With Atherosclerotic Cardiovascular Disease. JAMA Cardiol. 2019;4(3):206–213.
  12. Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ROSUMIBE.