Le infezioni respiratorie ricorrenti in età pediatrica: definizione, fattori predisponenti e complicanze
Le infezioni respiratorie ricorrenti (IRR) rappresentano quadri clinici di comune riscontro in pediatria (1), tanto che si stima che nei Paesi industrializzati fino al 25% dei bambini con <1 anno di età e fino al 18% di quelli con 1-4 anni di età ne siano affetti (2). Anche se nella letteratura scientifica non esiste una definizione univoca di IRR (3), generalmente si indica come affetto da IRR un bambino le cui infezioni delle vie aeree si ripetono con una frequenza superiore a quella attesa per l’età, in particolare:
• almeno 8 episodi per anno in un bambino con <3 anni
• almeno 6 episodi per anno in un bambino di età ≥3 anni (4).
La particolare frequenza delle IRR nell’età pediatrica può essere in parte spiegata dalle peculiarità del sistema immunitario del bambino, caratterizzato dalla “verginità” immunologica e dalla relativa immaturità funzionale.
L’immunità umorale e l’attività fagocitica, infatti, non raggiungono lo stato funzionale ottimale prima del quinto-sesto anno di vita, il che favorisce lo sviluppo di infezioni prima di tale età; inoltre, infezioni ripetute svolgono, di per sé, un’azione depressiva sul sistema immunitario, che favorisce a sua volta ulteriori episodi di infezione respiratoria, con il conseguente stabilirsi di un “circolo vizioso” di IRR (2).
Generalmente, la massima incidenza delle infezioni respiratorie ricorrenti è registrata in coincidenza con la prima socializzazione del bambino; in particolare, la frequentazione di istituti scolastici determina un aumento di circa il 50% del numero di infezioni/anno (3) (Figura 1).Esiste peraltro un lungo elenco di fattori che pongono particolarmente a rischio alcuni bambini, tra i quali una precoce frequenza scolastica, un numero elevato di familiari (in particolare bambini), la stagionalità, l’inquinamento ambientale, l’esposizione al fumo passivo, la riduzione dell’allattamento materno, il mancato rispetto del calendario vaccinale, stati di allergia/atopia (2). Nella maggior parte dei casi, il quadro clinico è quello di infezioni “aspecifiche” delle alte vie respiratorie (riniti, rinofaringiti) o rinosinusiti, tonsilliti, otiti, laringiti, mentre meno frequenti risultano le infezioni delle basse vie respiratorie (bronchiti asmatiformi, broncopolmoniti) (3). Va considerato, inoltre, che talora le IRR possono causare riacutizzazione di tosse e respiro sibilante (wheezing) e che per alcuni bambini le IRR possono rappresentare un “segnale di allarme” per la prima insorgenza di crisi di asma (2). Una efficace riduzione del numero di infezioni respiratorie ricorrenti costituisce pertanto un target terapeutico importante, non solo per migliorare la qualità della vita del bambino e dei familiari, ma anche per diminuire il rischio di sviluppo di malattie a potenziale impronta cronico-recidivante (5).
Figura 1. La frequentazione scolastica, con la conseguente socializzazione, rappresenta uno dei fattori predisponenti alle infezioni respiratorie ricorrenti del bambino |
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Bibliografia |
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