Aspetti epidemiologici e fisiopatologici della Beta-talassemia
La ß-talassemia è un tipo di anemia ereditaria che coinvolge un difetto quantitativo nella produzione delle catene beta dell’emoglobina. La ß-talassemia rappresenta l’alterazione genetica più diffusa nel mondo, e l’Italia è uno dei Paesi più colpiti, con 2 milioni di portatori sani eterozigoti.
Si calcola che i pazienti affetti da talassemia in Italia siano circa 6-7 mila; oltre il 90% dei talassemici ha meno di 40 anni. La condizione di eterozigosi, pur essendo molto frequente nella popolazione italiana, può rimanere inosservata per tutta la vita oppure diventare manifesta per una complicanza o per l’esecuzione di un esame emocromocitometrico occasionale; a volte, purtroppo, la presenza di un “trait” talassemico in ambedue i genitori viene scoperto solo “a posteriori”, dopo la nascita di un figlio con talassemia major.
La talassemia major è la forma di omozigosi della ß-talassemia e ne rappresenta la manifestazione più grave per morbilità e letalità. Le manifestazioni cliniche della talassemia major avvengono solo dopo che la sintesi di catene gamma (tipiche della vita embrionale) viene sostituita dalle catene beta, ossia dopo qualche mese di vita.
Nella maggior parte dei casi l’insorgenza dei primi sintomi della talassemia avviene tra i 6 mesi e 1 anno di vita; esistono, però, anche delle forme di gravità intermedia che rimangono asintomatiche fino a circa 2 anni. Oltre 200 mutazioni puntiformi possono essere responsabili della ß-talassemia. Le alterazioni genetiche colpiscono in modo diverso la sintesi delle catene globiniche e quindi il quadro clinico della talassemia è molto eterogeneo.
Nel midollo osseo dei pazienti con talassemia, allo scopo di compensare la mancanza di globuli rossi “sani”, la sintesi degli elementi ematopoietici aumenta, per cui il midollo osseo arriva a contenere da 5 a 6 volte il numero di eritroblasti rispetto al midollo di soggetti sani. Al contrario, il numero delle cellule in apoptosi è 15 volte più alto del normale negli eritroblasti appartenenti allo stadio policromatofilo e ortocromatico.
I principali meccanismi fisiopatologici che causano il quadro clinico della malattia sono due (Figura 1), e differiscono come intensità nelle diverse forme di talassemia:
1) eritropoiesi inefficace degli eritroblasti che porta all’apoptosi;
2) emolisi causata da processi di rimozioni meccanica ed immunitaria.
L’accelerata apoptosi è quindi la causa principale dell’eritropoiesi inefficace, che viene a sua volta determinata dalla presenza in eccesso di depositi di catene globiniche alfa (emicromi) negli eritroblasti. Dopo la precipitazione degli emicromi e la disintegrazione dell’eme, vengono liberati composti contenenti ferro tossico, non legato alla transferrina; il ferro libero catalizza la formazione di composti di ossigeno attivo. L’ossidazione da parte del ferro delle proteine della membrana e l’aumentata esposizione extracellulare della fosfatidilserina rendono rigido e deformato il globulo rosso talassemico, un importante segnale per la rimozione cellulare da parte dei macrofagi attivati, il cui numero è aumentato nel midollo osseo dei talassemici.
Bibliografia
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N.19/2013 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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