Lo stress ossidativo cerebrale: affrontarlo su base razionale
Nelle malattie neurodegenerative come la demenza senile di tipo Alzheimer (AD) e anche nelle sue forme prodromiche, come i semplici disturbi cognitivi (MCI), è stata evidenziata da tempo una condizione di stress ossidativo (SO) sia a livello plasmatico, che nel liquido cefalorachidiano (CSF) e nel tessuto cerebrale. Tra i vari elementi che hanno una consistente potenzialità ossidativa, l’omocisteina è uno dei più rilevanti.
L’omocisteina è nota da tempo come causa di lesione endoteliale tanto che sono state proposte addirittura delle correlazioni tra i suoi livelli e le modifiche EEG dei soggetti con AD. Come riportato nella figura 1, l’omocisteina è parte del normale metabolismo come riserva di metili da cedere per la sintesi di acidi nucleici e per la successiva formazione di cisteina che sarà poi utilizzata nella sintesi di GSH. Questo substrato biochimico costituisce il razionale alla base dell’indicazione degli antiossidanti diretti (come L-cisteina e Se) e indiretti (come le vitamine B1, B2, B3) nel trattamento di questo gruppo di disturbi.
Tuttavia, sino ad ora si è affrontato il problema dello SO cerebrale basandosi su elementi parziali (es. livelli di tocoferolo o livelli di GSH), oppure sull’efficienza degli eritrociti, senza tener conto di armonizzare la completa rete antiossidante (RAO) che è costituita da una variegata serie di composti oltre che di sistemi enzimatici.
L’impiego della supplementazione indiscriminata ad alte dosi di singoli composti non sembra essere di giovamento clinico, anzi può esitare in effetti fortemente negativi e necessita di una profonda revisione.
Figura 1. RELAZIONE TRA VIE METABOLICHE DELL’OMOCISTEINA![]() |
Una dimensione più ragionata della quantità che solitamente si assume con l’alimentazione, adattata alla patologia da affrontare sembra una strada più ragionevole da percorrere. Su queste basi gli indirizzi del controllo antiossidante sono stati i seguenti:
a) il gruppo delle Vit B per ridurre i livelli di omocisteina (Figura 1) ed attivare il ciclo dei pentoso fosfati (Figura 2) nelle cellule circolanti, particolarmente, ma non solo, negli eritrociti;
b) l’associazione carnosina e Ginkgo biloba per proteggere le proteine cerebrali dall’ossidazione generata dall’amiloide (con la carnosina) e per consentire una migliore irrorazione sanguigna dei microvasi cerebrali (con il Ginkgo biloba).
c) l’associazione di Vit E, Vit C, Se e L-cisteina che sono i classici antiossidanti che agiscono in modo coordinato per la rigenerazione della Vit E e la sintesi di GSH. Questi consentono di limitare gli effetti ossidativi dell’eccesso di NO•. In tale modo si affronta lo stress ossidativo in tutte le sue principali sedi di formazione.
Figura 2. CICLO DEI PENTOSO FOSFATI E RIGENERAZIONE DEL GSH![]() |
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