Aspetti epidemiologici e fisiopatologici dell’ipertensione arteriosa nell’anziano
È noto che i valori pressori aumentano con l’età; secondo i dati del Framingham Heart Study, a 60 anni circa il 60% della popolazione è iperteso e a 70 anni la percentuale di soggetti ipertesi raggiunge circa il 65%, per quanto riguarda gli uomini, e circa il 75% tra le donne (1). Inoltre, il rischio lifetime di sviluppare ipertensione dei soggetti normotesi tra 55 e 65 anni è >90%.
L’aumento dei livelli pressori mostra un differente andamento temporale per la pressione arteriosa sistolica (PAS), che aumenta costantemente durante tutta l’età adulta e anziana, e per la pressione arteriosa diastolica (PAD), che aumenta progressivamente fino alla quinta decade, per poi stabilizzarsi o anche ridursi (2). Pertanto, la maggior parte dei soggetti anziani presenta un’ipertensione sistolica isolata e un aumento della pressione differenziale (Figura 1).
Figura 1. La maggior parte dei soggetti anziani presenta un’ipertensione sistolica isolata e un aumento della pressione differenziale |
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Il rischio di mortalità per tutte le cause e di mortalità cardiovascolare nell’anziano mostra una correlazione positiva con l’aumento dei livelli della PAS e della pressione differenziale (differenza tra i valori PAS e PAD) e una correlazione inversa con i livelli della PAD, come confermato dal rischio cardiovascolare particolarmente elevato evidenziato nei pazienti con ipertensione sistolica isolata (ISH) (3). La tabella 1 riporta la definizione e la classificazione dell’ipertensione arteriosa delle ultime linee guida europee ESH/ESC (European Society of Cardiology/European Society of Hypertension) (4).
Tabella 1. Definizione e classificazione della pressione arteriosa clinica (mmHg)* Tab. 3 Ref. (4) |
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L’aumento età-correlato dalla prevalenza dell’ipertensione dipende dalle modificazioni strutturali e funzionali della parete arteriosa associate all’invecchiamento.
In particolare, le modificazioni strutturali includono la riduzione del numero di fibrocellule muscolari lisce della tunica media, associata ad aumento del contenuto di collageno, deposito di calcio e rottura delle fibre elastiche, che comportano un marcato incremento della rigidità vasale con riduzione della capacitanza e perdita della distensibilità (3). Alla riduzione della compliance delle grandi arterie consegue l’aumento della velocità di trasmissione dell’onda sfigmica, che favorisce un incremento dei valori pressori sistolici e aumenta la richiesta miocardica di ossigeno. Si osserva, inoltre, una riduzione del flusso anterogrado, che limita la perfusione degli organi e favorisce la comparsa di ischemia miocardica.
Per quanto riguarda le modificazioni funzionali, nell’anziano si osserva la riduzione della risposta alla stimolazione beta-adrenergica in presenza di una risposta alfa-adrenergica immodificata, responsabile della maggiore variabilità del profilo pressorio nell’arco delle 24 ore. La disregolazione autonomica contribuisce inoltre all’ipotensione ortostatica, fattore di rischio di cadute e sincope.
Un ulteriore contributo all’ipertensione viene fornito dalla progressiva riduzione della funzione renale che si verifica nell’anziano, con riduzione della velocità di filtrazione glomerulare e compromissione dei meccanismi renali che contribuiscono all’omeostasi pressoria (4).
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