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Newsletter dicembre 2019

Dal 12 al 16 ottobre 2019 si è svolto a Barcellona il congresso annuale della Società Europea di Medicina Nucleare (EANM). 
Nel Supplemento n. 1 dell’European Journal of Nuclear Medicine and Molecular Imaging (2019) 46 (Suppl 1), consultabile on line, (link https://eanm19.eanm.org/abstract-book/) sono riportati gli abstract dei poster presentati al congresso. Tra tutti gli abstract disponibili quelli da noi selezionati avevano come oggetto l’utilità clinica della PET amiloide (AMY PET) nella diagnosi della Malattia di Alzheimer. 

EPS-034 Clinical outcome of Amyloid PET: interim analysis of the Spanish Registry of amyloid PET. J. Arbizu et al. on behalf of the Spanish Registry of Amyloid PET and PET ADDS Consortium 

Registro spagnolo: effetto dell’AMY PET sulla gestione del paziente con sospetta malattia di Alzheimer (AD). 

Questo abstract riporta i dati clinici e le immagini AMY PET raccolte da neurologi e medici nucleari di 18 centri in Spagna. In particolare ai neurologi veniva chiesto di riportare un piano terapeutico in accordo alla sospetta diagnosi eziologica e una confidenza diagnostica prima e dopo la AMY PET. L’effetto dell’AMY PET è stato valutato sulla prescrizione di farmaci per la malattia di Alzheimer in un campione di 210 pazienti con un progressivo decadimento cognitivo ad eziologia incerta. Età media dei pazienti 68 anni, di cui il 55,6% donne. Il 60,4% aveva una diagnosi di mild cognitive impairment (MCI) con un punteggio al Mini Mental State Examination (MMSE) di 26, e 39,6% una diagnosi di demenza con un MMSE di 20. 
Prima della AMY PET le diagnosi eziologiche erano per l’86,3% di malattia di Alzheimer, di cui 50% tipica e 36,3% atipica. Il rimanente 13,7% non aveva una diagnosi eziologica di malattia di Alzheimer. 

La percentuale di AMY PET positiva nella AD tipica è stata 71,6% in MCI e 82,8% in pazienti con demenza; nella AD atipica è stata 46,9% in MCI e 52,9% in pazienti con demenza; e nei pazienti non-AD è stata 38,5% in MCI e 60% in pazienti con demenza. 

Il cambio, tra prima e dopo la AMY PET, del trattamento farmacologico (inizio, sospensione e modifica del trattamento) per la malattia di Alzheimer ha riguardato il 42,2% dei pazienti. 

Il risultato della AMY PET ha avuto una influenza significativa nella gestione clinica dei pazienti con disturbo cognitivo ad eziologia incerta, inclusa quella di malattia di Alzheimer. 

Nell’esperienza del Registro Spagnolo la probabilità di cambiamenti farmacologici per la malattia di Alzheimer aumenta quando vi è il sospetto di malattia di Alzheimer atipica o di assenza di malattia di Alzheimer. 

EP-0067 Usefulness of Both 18F-FDG And Amyloid PET/CT in Patients with Cognitive Impairment: Is It Always Necessary to Perform Both of Them? M. Martínez de Bourio Allona et al.

Gli autori hanno valutato retrospettivamente 43 pazienti con disturbo cognitivo per analizzare l’utilità di eseguire sia la 18F-FDG PET che l’AMY PET, al fine di contribuire ad una diagnosi finale del disturbo cognitivo. La 18F-FDG PET è stata considerata anormale quando l’ipometabolismo patologico corticale e subcorticale era supportato da un’analisi semiquantitativa. Mentre l’AMY PET è stata valutata positiva o negativa usando la lettura visiva delle immagini. 
Il 70% (30/43) dei pazienti valutati ha riportato una FDG-PET anormale; per il 30% di questi (9/30) i risultati erano suggestivi di una malattia di Alzheimer verso una demenza a corpi di Lewy. Tutti questi pazienti hanno riportato una AMY PET positiva, con pattern diffusi, confermando la presenza di malattia di Alzheimer in molti di loro. Nel 27% (8/30) dei casi, i pattern all’FDG PET erano suggestivi di una demenza frontotemporale verso una malattia di Alzheimer atipica. L’esame AMY PET era positivo in sei di questi pazienti confermando una diagnosi di malattia di Alzheimer, e negativo negli altri due casi, suggerendo diagnosi di demenza frontotemporale o altre cause come demenza multifattoriale o vascolare. 

Gli autori concludono che la AMY PET potrebbe non essere necessaria se i sintomi, le funzioni cognitive e l’FDG PET sono molto suggestivi di una malattia di Alzheimer. Al contrario in pazienti con risultati discordanti all’esame FDG PET, la AMY PET potrebbe essere utile per fare una diagnosi differenziale tra malattia di Alzheimer ed altri disturbi cognitivi. Nei casi negativi con l’FDG PET, più del 50% aveva una AMY PET positiva, il che conferma l’importanza di eseguire una AMY PET in questi casi. 

EP-0069 Imaging and CSF biomarkers for cognitive impairment. M. Agudelo et al. Hospital Universitario y Politecnico La Fe, Valencia, SPAIN. 

Attualmente una diagnosi di probabile malattia di Alzheimer si basa sui risultati dei biomarcatori e su dati clinici (IWG-2 criteria). Gli autori hanno valutato la sensibilità e la specificità di due biomarcatori specifici per la malattia di Alzheimer (AMY PET e liquido cefalorachidiano o CSF), considerando come gold standard la diagnosi clinica finale fatta dai neurologi. 

I risultati della AMY PET sono stati classificati come positivi o negativi per un deposito corticale di amiloide con lettura visiva delle immagini fatta da uno specialista in medicina nucleare. I marker del CSF sono stati classificati positivi quando la Aβ1-42 era diminuita e almeno un marcatore TAU era aumentato in accordo ai valori di riferimento del loro laboratorio. 

In questo studio l’AMY PET ha mostrato una sensibilità del 100% e una specificità dell’83,3%, con 2 falsi negativi. L’analisi del CSF ha riportato una sensibilità del 27,3% ed una specificità del 100%. I livelli di concordanza tra AMY PET e CSF sono stati bassi suggerendo un valore complementare dei due biomarcatori nella diagnosi in vivo di malattia di Alzheimer. 

EP-0084 Application of the 2018 NIA-AA Research Framework to a large cohort of patients with cognitive impairment. G. Marotta, T. Carandini, A. Arighi, G. G. Fumagalli, A. M. Pietroboni, L. Ghezzi, A. Colombi, M. Scarioni, C. Fenoglio, M. A. De Riz, E. Scarpini, D. Galimberti; Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, ITALY. 

Gli autori di questo abstract hanno valutato retrospettivamente l’applicabilità dei criteri 2018 del NIA-AA Research Framework ad una coorte di pazienti con disturbi cognitivi, e valutato la corrispondenza dei risultati di biomarcatori del deposito della beta amiloide come il CSF e l’AMY PET. Sono stati inclusi in questa analisi tutti i pazienti che avevano eseguito una puntura lombare con analisi del CSF dal 2011 al 2017, e che avevano ricevuto una diagnosi di disturbo cognitivo in accordo alle visite cliniche di controllo e al neuroimaging

I pazienti sono stati divisi in accordo ai risultati dell’analisi del CSF, come definiti nel 2018-NIA-AARF. Sono state anche calcolate la prevalenza di profili Normali, AD-continuum e Non-AD per ogni singola sindrome clinica. 
Quando disponibile, la presenza di beta amiloide cerebrale è stata valutata anche con AMY PET ed è stata analizzata la correlazione tra PET e CSF. 

I dati del CSF erano disponibili per 628 pazienti, di cui 49 disponevano anche dei risultati della AMY PET eseguita nei 12 mesi precedenti. 89% dei pazienti con AMY PET positiva sono stati classificati come AD-continuum in accordo ai risultati del CSF, l’8% come non-AD, e il 3% come Normali. 43% e 28,5% dei pazienti con AMY PET negativa avevano un profilo CSF non-AD e Normale rispettivamente, ma il 28,5% era AD-continuum. Tra i pazienti diagnosticati come AD, 87,3% erano AD-continuum, mentre 11,3% erano non-AD. 

Il profilo AD-continuum è risultato un biomarcatore sensibile ma non specifico di malattia di Alzheimer. La discordanza trovata tra CSF e AMY PET, suggerisce che i due biomarcatori non sono perfettamente intercambiabili nel quantificare il burden di beta amiloide, questo perché valutano differenti caratteristiche della malattia di Alzheimer.  




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