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Le anomalie del processo di cicatrizzazione delle ferite cutanee: Le anomalie della cicatrizzazione, in particolare le cicatrici ipertrofiche e i cheloidi, costituiscono un problema clinico abbastanza comune e spesso di non facile soluzione, soprattutto a causa della complessità dei meccanismi patogenetici e dell’elevata frequenza di recidive. Le cicatrici ipertrofiche e i cheloidi costituiscono, nel loro insieme, un continuum di reazioni patologiche della cute a seguito di una ferita, che si verificano generalmente in individui predisposti, come risposta del tessuto connettivo a traumi, infiammazioni, interventi chirurgici, ustioni. Le cicatrici anomale sono espressione di vari disturbi qualitativi e quantitativi delle diverse tappe del processo di cicatrizzazione, che culminano con l’abbondante deposizione nel derma di collagene e di glicoproteine (1). Il processo fisiologico di guarigione delle ferite cutanee si suddivide tipicamente in 3 fasi, che iniziano immediatamente dopo l’instaurarsi di una lesione, sia intenzionale (chirurgica) che non intenzionale (traumatica), e continuano per un periodo che può andare da alcune settimane fino a mesi o anni. Diversi fattori possono interferire col processo di guarigione della ferita, in qualsiasi momento delle tre fasi già descritte, e determinare lo sviluppo di cicatrici anomale. Tra questi fattori, sono inclusi l’età avanzata, la malnutrizione e la compromissione della perfusione e dell’ossigenazione tissutale. La disponibilità di ossigeno è un fattore critico del processo di guarigione e viene limitata da fumo, diabete, anemia, ipotensione, vasculopatie periferiche, scompenso cardiaco congestizio. Altri fattori che possono influenzare negativamente la guarigione della ferita includono infezioni, terapie immunosoppressive, chemioterapia, steroidi e inadeguata pulizia della ferita stessa (1). Le cicatrici anomale rappresentano un importante problema clinico, poiché spesso risultano associate non solo a sintomifisici quali dolore, prurito e compromissione dei movimenti determinati dalla risultante contrattura, ma anche a disabilità funzionale e notevole stress psicologico, causato dal loro aspetto esteticamente imbarazzante per il paziente. La valutazione scrupolosa delle caratteristiche della cicatrice è un fattore cruciale per iniziare un trattamento appropriato. In tal senso, prima di decidere quale sia la migliore opzione terapeutica, occorre considerare una serie di fattori: La valutazione della gravità di una cicatrice può essere stimata in modo soggettivo, ma una metodologia oggettiva consente una valutazione maggiormente accurata. Uno degli strumenti diagnostici più utilizzati a tale scopo è la scala di Vancouver di valutazione delle cicatrici: questa scala fornisce un giudizio e un punteggio su diversi aspetti clinici della cicatrice, quali pigmentazione, vascolarizzazione, elevazione ed elasticità. I punteggi più bassi di tale scala indicano una condizione clinica migliore, e le variazioni nel corso del tempo dei diversi punteggi possono essere utilizzate per confrontare le diverse modalità di trattamento. I domini della scala di Vancouver ed i relativi punteggi sono riportati nella Tabella 1 (1).
Il trattamento di una cicatrice anomala richiede sempre più spesso non soltanto un’approfondita conoscenza e consapevolezza delle strategie terapeutiche maggiormente efficaci, ma anche una notevole sensibilità e senso estetico da parte del Medico. Il trattamento dei cheloidi e delle cicatrici ipertrofiche infatti deve avere diversi scopi: il ripristino della funzionalità d’organo, il miglioramento dei sintomi, il miglioramento dell’aspetto estetico e la prevenzione delle recidive (2). Il trattamento delle cicatrici può essere effettuato con modalità invasive e non invasive. Sebbene siano stati raggiunti notevoli progressi in questo campo, tuttavia, non si è ancora riuscito a stabilire quale debba essere considerato il trattamento ottimale, in primo luogo per la difficoltà nel valutare l’efficacia di molte terapie, a causa della mancanza di studi clinici ben controllati. Tra i trattamenti invasivi, vanno menzionati: iniezioni intralesionali di corticosteroidi; escissione chirurgica; iniezione di interferoni e altri agenti chemioterapici; radioterapia; resurfacing con laser; dermoabrasione; crioterapia; peeling chimici. Tra i trattamenti non invasivi, si ricordano: fogli di silicone; gel/creme di silicone; vitamina E topica; estratti di cipolla (e composti derivati dall’aglio); terapia compressiva; retinoidi topici (3,4). ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
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