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Diventare madri ai tempi del COVID-19


La Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia (SIGO), l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI), l’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI), la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica Italiana (FNOPO) e la Società Italiana di Neonatologia (SIN), il 24 aprile 2020, hanno pubblicato il documento “Gravidanza e parto in epoca Covid-19: consigli pratici”, nel quale vengono riportati in sintesi i comportamenti da tenere e le precauzioni da attuare durante la gravidanza e durante la degenza in ospedale per il parto. A seguire l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il 20 maggio 2020, ha pubblicato le “Indicazioni ad interim per gravidanza, parto, allattamento e cura dei piccolissimi di 0-2 anni in risposta all’emergenza COVID-19” (1), che tiene conto del documento societario e ne amplia l’approfondimento. La necessità di questi documenti scaturisce, come appare evidente, dalle criticità insorte durante il primo lockdown che ha reso complicato, e talvolta impossibile, la corretta supervisione delle gravidanze. Ciò ha ingenerato molta preoccupazione ed ansie nelle donne, combattute tra il controllo della salute del feto e la protezione propria e del feto da possibili contagi negli ambienti sanitari. Le associazioni di settore e l’ISS, grazie ad un confronto interdisciplinare, hanno raggiunto un accordo che consente alla donna in stato di gravidanza di poter affrontare con serenità la prospettiva di diventare madre. Nei documenti viene chiarito che la gestione della gravidanza rimane immodificata, in termini di controlli clinici e strumentali, con l’indicazione di accorpare visite ed esami strumentali qualora possibile. I controlli non necessari vanno differiti al fine di ridurre al minimo i contatti. In tali casi, da un punto di vista medico-legale, sarà bene documentare in dettaglio il rinvio dell’esame o della visita nel fascicolo sanitario.

La donna gravida, a maggior rischio di infezioni respiratorie, viene fortemente chiamata al rispetto delle norme di prevenzione del rischio di contagio e delle vaccinazioni raccomandate (pertosse, influenza). Sarà cautelativo per il ginecologo segnalare per iscritto quanto è stato attuato ai fini della prevenzione del contagio. Prudenza vuole che i controlli vengano esperiti se possibile in assenza di un accompagnatore e con l’utilizzo di mascherina per la donna e per i sanitari in ogni indagine clinica e strumentale. Si raccomanda l’adeguamento anche dei corsi di accompagnamento alla nascita ad una piattaforma digitale, così come lo smartworking per le donne in gravidanza. Le associazioni sottolineano l’importanza di tener ben distinti i percorsi di cura delle donne negative al COVID-19 da quello delle gravide con positività documentata o sospetta; in tal senso viene auspicato l’utilizzo di test rapidi o tamponi per tutte le donne. Sarà onere della struttura sanitaria di stilare protocolli dedicati che ne evidenzino le misure di precauzione e le conseguenti responsabilità. In corso di travaglio, in sala operatoria e nel post-partum viene confermato l’utilizzo di mascherina per la donna - qualora prospettabile - e per i sanitari, nonché DPI adeguati in caso di manovre producenti aerosol durante l’assistenza al periodo espulsivo. Sono da preferire le sale travaglio singole e si auspica la presenza del partner (o di persona di fiducia della donna) in travaglio e durante il parto, dopo adeguato triage clinico-anamnestico con rispetto delle distanze ed utilizzo dei DPI. Tale attenzione appare ispirata a voler evitare il senso di abbandono, comune ai pazienti in epoca di pandemia, in donne che malate non sono e che dovrebbero vivere un momento di particolare felicità della loro vita.
Negli ultimi anni particolare rilevanza viene data al contatto pelle-pelle tra madre e neonato nel corso della prima ora di vita del piccolo. Questo contatto, che consiste nel mantenere il neonato sdraiato sul petto della madre immediatamente dopo l’espulsione, differendo di un’ora il lavaggio e la valutazione del peso, sembra favorire il benessere futuro del neonato in ambito relazionale e sanitario. In epoca di pandemia ciò desta timori, specialmente quando si partorisca in ospedale, tuttavia, le evidenze testimoniano che il rapporto costi/benefici penda sempre verso i benefici e che le procedure di pelle-pelle e di clampaggio del cordone ombelicale vadano mantenute il più possibile. Nelle donne con infezione da SARS-CoV-2 documentata sono raccomandate le procedure di prevenzione previste.
Al contrario di quanto avviene per altri tipi di pazienti, in caso di partorienti o puerpere, si cerca di garantire la vicinanza del solo partner attraverso percorsi dedicati. La dimissione dovrà avvenire in tempi rapidi e in modo protetto e concordato con assistenza ostetrica sul territorio e a domicilio, o con consulenza telefonica. Per quanto riguarda l’allattamento materno, esso viene raccomandato in tutti i casi, comprese donne con infezione da SARS-CoV-2 documentata o sospetta se le condizioni materne lo consentono (non sintomatiche o paucisintomatiche). Non vi sono precauzioni speciali da seguire per la pulizia del capezzolo. Ad oggi non vi sono evidenze di un maggior rischio di trasmissione della patologia SARS-CoV-2 dalla madre al feto, così come non vi sono evidenze di ripercussioni sullo sviluppo del feto. L’unico elemento osservato è un possibile aumento dei parti pretermine, tuttavia non è chiaro se ciò sia legato alla patologia da COVID-19 oppure ad una anticipazione del parto dovuta a problemi respiratori materni. Appare evidente, quindi, che la maternità non debba subire una battuta d’arresto a causa del Covid-19 e che possa rappresentare uno splendido simbolo di rinascita.

Bibliografia

Giusti A, Zambri F, Marchetti F et al. Indicazioni ad interim per gravidanza, parto, allattamento e cura dei piccolissimi di 0-2 anni in risposta all’emergenza COVID-19. Versione 31 maggio 2020. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020 (Rapporto ISS COVID-19 n. 45/2020)

 



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