Interessante caso clinico di un paziente anziano con fibrillazione atriale e alto rischio emorragico. Presentava un’auricola sinistra bilobata con un largo ostio, trattata con successo mediante chiusura percutanea con l’utilizzo di due dispositivi “mother and child” e permettendo al paziente di intraprendere la terapia anti-aggregante.
La chiusura percutanea dell’auricola sinistra (LAAC) è una procedura invasiva per prevenire gli eventi tromboembolici in pazienti selezionati con fibrillazione atriale (FA) non-valvolare che presentano controindicazione alla terapia anti-coagulante, anamnesi di pregressi eventi emorragici o ad alto rischio di emorragie.
In alcuni casi rari di anatomia molto complessa, non sempre può essere ottenuta una chiusura completa con un singolo device.
Il presente è un caso clinico di un’auricola bilobata il cui ostio molto largo è stato occluso con successo con 2 device in modalità “mother and child”.
Uomo di 81 anni con FA permanente e ad alto rischio emorragico (anamnesi di episodi emorragici maggiori durante la terapia con apixaban) candidabile a LAAC.
Il paziente viene sottoposto ad ecocardiografia transesofagea (TEE), che documenta la presenza di un atrio sinistro allargato senza trombo endocardico, di un’auricola bilobata con morfologia a “broccoli” e di un largo ostio del diametro di 24-27 mm.
Viene pianificata la procedura per esplorare l’adattabilità del dispositivo WATCHMAN FLX, con l’obiettivo di ottenere una LAAC con 2 device (“mother” di 31 mm e “child” di 20 mm). La procedura viene eseguita in anestesia generale, con accesso attraverso la vena femorale e sotto guida continua con TEE.
Entrambi i device occlusori sono stati impiantati con successo utilizzando il medesimo sheath di rilascio. L’angiografia e la TEE mostravano difatti la buona chiusura dell’ostio, senza evidenza di flusso ematico residuo.
Il paziente è stato dimesso al 3° giorno senza complicanze, in trattamento con 100 mg di aspirina e 75 mg di clopidogrel per 1 mese.
Dopo 45 giorni dall’impianto la TEE dimostrava il corretto posizionamento dei 2 device, con completa endotelizzazione ed assenza di flusso ematico rilevabile all’ecocolorDoppler. Il paziente veniva pertanto considerato “in sicurezza” per continuare la terapia con 1 solo agente antiaggregante (clopidogrel 75 mg/die).
Il presente caso clinico suggerisce che la procedura LAAC basata sulla strategia che utilizza un doppio device “mother and child” in un unico step può essere sicura e realizzabile.
Sono necessari ulteriori studi che confermino tale approccio e indaghino gli outcome a lungo termine.