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Dolore pelvico cronico e Hpv: studio clinico


Allo scopo di stabilire se esista una correlazione tra l’infezione virale da HPV a livello delle pareti vulvari e vaginali e il dolore pelvico cronico, tra il 2017 e il 2020, è stato condotto uno studio su un campione di 254 pazienti (di età compresa tra 16 e 83 anni) che all’esame anamnestico riferivano dolore pelvico cronico e una sintomatologia dolorosa a livello vulvo-vaginale con discomfort e, nelle pazienti sessualmente attive, difficoltà nei rapporti sessuali. Tutte le pazienti sono state sottoposte a esame colposcopico e, nel caso di presenza di papillomi o altro tipo di lesioni sospette, è stata effettuata una biopsia. Il campione prelevato è stato inviato al laboratorio per essere sottoposto sia ad indagine anatomopatologica, allo scopo di valutare la presenza di coilocitosi, sia a esame immunoistochimico per evidenziare l’espressione della proteina capsidica L1. Nei casi in cui si è evidenziata la presenza di formazioni papillomatose, aventi differenti forma e dimensioni, con un epitelio di tipo squamoso, con o senza la presenza di stroma fibrovascolare con alterazioni coilocitiche, è stata effettuata una diagnosi di condiloma acuminato. Lo studio ha prodotto i seguenti risultati:

La Figura 1 mostra la distribuzione (numero di pazienti) della proteina capsidica L1 in funzione delle fasce di età.

Figura 1. Distribuzione L1 in fasce di età.

Delle 253 pazienti positive 52 (20,6%) hanno mostrato un grado lieve di espressione della proteina L1; 43 (17,0%) un grado debole; in 114 pazienti (45,0%) è stato evidenziato un grado moderato di espressione; in 42 pazienti (16,6%) un grado intenso e in 2 pazienti (0,8%) un grado severo di espressione della proteina L1 (Figura 2).

Figura 2. Grado espressione L1.

Per quanto riguarda l’indagine istologica (anatomopatologica) in 242 pazienti (94,9%) è stata riscontrata coilocitosi, tra queste anche l’unica paziente che non era risultata positiva alla ricerca della proteina L1. Molto spesso l’indagine dell’infezione da HPV è focalizzata alla sola cervice uterina, questo fa sì che non vengano evidenziate le infezioni a livello vulvo – vaginale. Va, inoltre, sottolineato che non sempre le formazioni condilomatose assumono aspetto e dimensioni tali da essere facilmente individuate e, di frequente, esse vengono confuse con le pliche fisiologiche che sono presenti sulla superficie interna di vulva e vagina. Le indagini routinarie (swab test) non consentono un’efficace raccolta di campione per poter eseguire le verifiche immunoistochimiche e anatomopatologiche, l’unica alternativa valida è quella di effettuare una biopsia a livello delle lesioni. Le formazioni condilomatose devono avere dimensioni sufficienti per permettere l’estrazione di un quantitativo di materiale idoneo per effettuare i test istopatologici.
In conclusione, dallo studio condotto risulta evidente il rapporto diretto che esiste tra dolore pelvico cronico e infezione da HPV. Allo scopo di effettuare una corretta diagnosi sono fondamentali l’individuazione, mediante esame colposcopico, delle formazioni condilomatose presenti a livello delle pareti di vulva e vagina, il prelievo bioptico di materiale in corrispondenza delle lesioni, le indagini immunocitochimica (per evidenziare la presenza della proteina capsidica L1) e istologica (anatomopatologica) (per verificare la presenza o meno di coilocitosi).

Bibliografia

 



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