Buone notizie sul fronte della cardiotossicità a lungo termine dei trattamenti per il linfoma di Hodgkin (LH) in pazienti pediatrici. Grazie ai protocolli moderni di trattamento, l’incidenza cumulativa a 30 anni di eventi avversi cardiaci severi o fatali ha dimostrato una riduzione progressivamente dal 10% al 6% tra il 2002 e il 2022.
La morbilità cardiaca tra i bambini con LH sopravviventi è uno degli eventi avversi più seri del trattamento antitumorale. Rimane da appurare se e quanto le modificazioni nei protocolli di trattamento per l’LH possano essersi tradotte in una riduzione della morbilità cardiaca a lungo termine.1 Per indagare questa incognita, un gruppo di ricercatori canadesi ha preso in esame 4 trial clinici consecutivi del Children’s Oncology Group (COG), condotti tra il 2002 ed il 2022, che includevano un’ampia coorte di pazienti pediatrici con LH.1,2
La coorte in cui è stata stimata l’incidenza cumulativa a 30 anni degli eventi avversi cardiaci di grado 3-5 comprendeva 2.563 pazienti pediatrici (età mediana alla diagnosi: 15 anni; range: 1-22) con LH a rischio intermedio-alto, i quali erano stati inclusi nei seguenti 4 trial consecutivi: AHOD0031, AHOD0831, AHOD11331 e S1826. Tutti i 2.563 pazienti avevano ricevuto chemioterapia con doxorubicina; di essi, 1.362 (58%) avevano ricevuto radioterapia (RT) mediastinica e 307 (12%) l’agente cardioprotettivo dexrazoxane. L’obiettivo dello studio era appunto quello di stimare il rischio di effetti cardiotossici associati ai trattamenti anti-tumorali utilizzati nei moderni studi clinici condotti in pazienti pediatrici con LH.1,2
Analizzando i trial dal più “vecchio” al più “recente” è emerso che l’impiego della RT e la dose media di radiazioni a cui è stato sottoposto il cuore si sono ridotti significativamente, a fronte invece di un aumento della dose cumulativa di doxorubicina e dell’uso di dexrazoxane (Tabella 1).
Tabella 1. Evoluzione dei trattamenti dell’LH pediatrico nel ventennio 2002-2022. Tabella elaborata da dati di testo delle ref. 1 e 2
Gli Autori hanno stimato che per i pazienti trattati a 15 anni l’incidenza cumulativa a 30 anni di cardiopatia severa o fatale si è progressivamente ridotta in 20 anni, passando dal 9,6% nel trial più “vecchio” al 6,2% nel trial più recente (Figura 1). Quest’ultimo valore è paragonabile con il valore d’incidenza di eventi cardiaci in una popolazione non trattata, che è stato stimato essere pari al 5%.
Figura 1. Riduzione dell’incidenza cumulativa a 30 anni di cardiopatia severa o fatale nel periodo 2002-2022 nei 4 trial condotti in pazienti pediatrici trattati per LH. Elaborazione grafica di dati di testo delle ref. 1 e 2.
Dai risultati di questo studio di coorte, si può dedurre che il trattamento dell’LH pediatrico si è evoluto con impatto positivo sulla sicurezza cardiaca. Si può ritenere che le riduzioni progressive nelle frazioni di bambini che hanno ricevuto RT mediastinica e gli aumenti nella dose dell’agente cardioprotettivo dexrazoxane siano fattori che hanno compensato l’incremento della dose di doxorubicina, con conseguente riduzione della cardiotossicità a lungo termine.
Si rendono necessari ulteriori studi su dexrazoxane per verificare se il suo ruolo nel ridurre gli effetti cardiotossici della chemioterapia siano mantenuti a lungo termine.