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Il paziente a rischio cardiovascolare: |
classificazione secondo le nuove Linee Guida ESC/EAS |
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Il sistema SCORE, che differisce per diversi importanti aspetti dai precedenti metodi di stima, calcola il rischio a 10 anni di un primo evento aterosclerotico fatale, quale un attacco cardiaco, uno stroke o altra patologia da occlusione arteriosa, inclusa la morte cardiaca improvvisa. Le stime del rischio sono state tradotte in diagrammi (carte del rischio) relative a popolazioni ad alto e a basso rischio cardiovascolare, a seconda delle diverse aree geografiche europee in cui risiedono. Per quanto riguarda le carte che fanno riferimento ad aree geografiche a basso rischio (nazioni quali Belgio, Francia, Lussemburgo, Svizzera, Grecia, Spagna, Portogallo ed Italia), esse fanno riferimento a soggetti senza pregressa CVD, senza diabete mellito, nefropatia cronica o livelli molto elevati di singoli fattori di rischio (Figura 1). La ragione che induce a preferire un sistema che calcola il rischio di eventi fatali invece che la somma di quelli fatali e non fatali, consiste nel fatto che gli eventi non fatali dipendono dalla possibile variabilità della definizione clinica utilizzata, delle indagini diagnostiche e dei metodi di accertamento, che può comportare una conseguente variabilità di fattori moltiplicatori nella conversione del numero di eventi fatali in eventi totali. Inoltre, le carte del rischio che prendono in esame la totalità degli eventi, diversamente da quelle basate sulla mortalità, non possono essere agevolmente adattate a popolazioni differenti. I dati del sistema SCORE indicano che il rischio totale di eventi derivati da malattia cardiovascolare risulta circa tre volte più elevato rispetto al rischio di eventi CVD fatali nei soggetti di sesso maschile, per cui uno SCORE del 5% si traduce in un rischio CVD totale (eventi fatali più non fatali) pari al 15%; è doveroso ricordare che il fattore di moltiplicazione è leggermente più elevato nelle donne e nei soggetti anziani. La carta del rischio CV, basata sul punteggio SCORE (Figura 1), rappresenta uno strumento semplice e di sicura affidabilità nel calcolare il rischio CV in individui apparentemente sani. Essa inoltre costituisce la base concettuale per individuare i target terapeutici più appropriati di colesterolo LDL e, come tale, è stata utilizzata per la recente revisione della nota 13 dell’agenzia italiana del farmaco (AIFA) relativa alla rimborsabilità delle statine, pubblicata sulla G.U. del 27/XI/2012. In effetti, tale revisione si è resa necessaria per l’appunto a causa della pubblicazione delle nuove linee guida ESC/EAS, avvenuta subito dopo la pubblicazione della precedente versione della nota 13 (luglio 2011). La stima del rischio CV totale è parte di un continuum. In tal senso, devono essere identificati e sottoposti a gestione clinica non soltanto i pazienti ad alto rischio, ma anche quelli a rischio moderato. I pazienti devono ricevere puntuali raccomandazioni riguardo alle modificazioni dello stile di vita e, spesso, necessitano di una terapia farmacologica per il controllo dei livelli di lipidi plasmatici. In tali soggetti, secondo le linee guida, andrebbero messi in atto tutti gli interventi realisticamente in grado di:
Infine, alla popolazione di soggetti a basso rischio devono essere fornite le indicazioni utili a mantenere tale condizione. Pertanto, l’intensità degli interventi preventivi deve essere adattata al rischio cardiovascolare totale del paziente.
Figura 1. Carta del rischio SCORE: rischio a 10 anni di malattia cardiovascolare (CVD) fatale nelle popolazioni a basso rischio CVD in base ai seguenti fattori di rischio: età, sesso, fumo di sigaretta, pressione arteriosa sistolica e livelli di colesterolo totale. Per convertire il rischio CVD fatale in rischio totale (fatale+nonfatale) il punteggio si deve moltiplicare per 3 negli uomini, per 4 nelle donne e per un fattore di moltiplicazione lievemente inferiore nei soggetti anziani. È importante precisare che la presente carta del rischio SCORE deve essere impiegata nei soggetti senza pregressa CVD, diabete mellito, nefropatia cronica o livelli molto elevati di singoli fattori di rischio.
Bibliografia |
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