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Le nuove carte del rischio cardiovascolare nelle linee guida ESC/EAS e revisione nota 13: cosa cambia |
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La recente revisione della Nota 13, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il 27novembre 2012, trova il suo primum movens nella volontà di inserire nella stratificazione del rischio cardiovascolare le carte del rischio che erano state pubblicate, pressoché contemporaneamente alla precedente versione, nell’ambito delle linee guida ESC/EAS per il trattamento delle dislipidemie (3). Con il risk score viene calcolato il rischio a 10 anni di un primo evento aterosclerotico fatale: attacco cardiaco, stroke, occlusioni arteriose, inclusa la morte cardiaca improvvisa; la stima del rischio si traduce in forma grafica con le cosiddette carte del rischio. In base a tale strumento i pazienti con un risk score <1% vengono definiti pazienti a basso rischio e per questi soggetti non è indicato alcun trattamento specifico. I pazienti con un risk score compreso tra ≥1% e <5% sono da considerare a rischio medio e pertanto l’indicazione è quella di modificare lo stile di vita ed eseguire una rivalutazione clinica ogni 6 mesi. Salendo nelle carte del rischio sono classificati come pazienti a rischio moderato quelli che presentano un risk score compreso tra ≥5% e <10%, oltre ai pazienti affetti da forme familiari di dislipidemia o da ipertensione arteriosa grave. Rientrano nella classe di rischio alto i soggetti con un risk score compreso tra ≥10% e 14%, i pazienti affetti da diabete mellito tipo 2, pazienti con patologia coronarica, pregresso IMA, ictus, pazienti sottoposti a procedure di rivascolarizzazione, pazienti con arteropatia periferica , diabete tipo 1 con segni di danno d’organo. Infine, i pazienti con un punteggio di rischio per malattia cardiovascolare fatale a 10 anni ≥15 sono considerati pazienti a rischio molto alto.(2) Nella revisione della nota 13 vengono definiti i criteri per l’ammissione dei pazienti alla rimborsabilità del trattamento farmacologico ipolipemizzante ,che tengono conto sia della stratificazione del rischio, in base al punteggio “score”, sia del relativo target terapeutico. Anche in questa nota, come nella precedente, viene posta particolare attenzione all’importanza I dati di letteratura possono quindi aiutare il medico nella scelta della molecola da utilizzare e del relativo dosaggio in funzione del target terapeutico(TT LDL-C) prespecificato. Esempio: paziente a rischio molto alto (LDL-c target <70 mg/dl) con colesterolemia LDL di 150 mg/dl, la sua “distanza dal target” è pari al 53%; una riduzione di tale entità si può ottenere esclusivamente, utilizzando statine ad elevata potenza ipolipemizzante (Figura 1). Il passaggio, poi, dal trattamento di primo livello al secondo è legato alla dimostrazione del mancato raggiungimento del target dopo aver titolato la statina di primo livello fino al dosaggio massimo tollerato dal paziente ed aver eseguito il trattamento per un tempo congruo (6 mesi). L’importante novità ed opportunità per il medico e per il paziente consiste nel fatto che una molecola estremamente efficace, quale atorvastatina, viene inclusa tra i trattamenti di 1° livello per tutte le classi di rischio per cui sia previsto un trattamento farmacologico, permettendo così la rimborsabilità di un trattamento congruo per una cospicua parte della popolazione a rischio cardiovascolare.(2)
Figura 1.Grafico della riduzione percentuale del colesterolo LDL adattato dal documento del NHS Foundation Trust “Guidelines on statin prescribing in the prevention of cardiovascular disease” (2006). ![]()
Bibliografia
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