Insufficienza cardiaca nell'anziano: aspetti epidemiologici e clinici


L’insufficienza cardiaca è una patologia che interessa principalmente i pazienti anziani, con una prevalenza che aumenta dall’1% registrato nella fascia di età inferiore ai 50 anni al 10% nei soggetti con ≥80 anni (1). In particolare, oltre il 70% dei pazienti con insufficienza cardiaca ha un’età superiore ai 65 anni e tale patologia è responsabile di almeno il 20% dei ricoveri ospedalieri in tale fascia di età (2,3).

Il riscontro sempre più frequente dell’insufficienza cardiaca, se da una parte è legato al progressivo invecchiamento della popolazione, dall’altro è anche una conseguenza dell’aumento della sopravvivenza dei pazienti affetti da patologie che sono possibili cause di insufficienza cardiaca, grazie ai progressi in campo terapeutico (4).

I due principali fattori di rischio di insufficienza cardiaca nell’anziano sono rappresentati dalla cardiopatia ischemica e dall’ipertensione, ma altre possibili cause sono il diabete, le valvulopatie e le miocardiopatie non ischemiche; spesso l’eziologia è multifattoriale (1).

La fisiopatologia dell’insufficienza cardiaca nell’anziano si differenzia da quella dell’insufficienza cardiaca in pazienti più giovani, a causa dei molteplici cambiamenti funzionali e strutturali sia del sistema cardiovascolare sia di altri sistemi. In particolare, la differenza più evidente è la maggiore prevalenza di casi con mantenimento della funzione sistolica nell’anziano.La prevalenza dell’insufficienza cardiaca diastolica aumenta con l’età ed è maggiore nei soggetti anziani di sesso femminile (1) (Figura 1).

Nell’anziano l’insufficienza cardiaca si associa ad una riduzione della qualità di vita e dell’aspettativa di vita. Infatti, morbilità e mortalità dell’insufficienza cardiaca nell’anziano sono probabilmente le più elevate rispetto ad ogni altra patologia cardiovascolare. In media, per pazienti tra i 65 e i 74 anni la mortalità a 10 anni è del 50% circa per le donne e >70% per gli uomini; la prognosi è peggiore per i pazienti ricoverati, che presentano tassi di mortalità a 5 anni >70% (2). La mortalità per insufficienza cardiaca con disfunzione diastolica è circa del 25% rispetto al 50% per quella con disfunzione sistolica (3).

Segni e sintomi dell’insufficienza cardiaca sono simili nel giovane e nell’anziano, ma in quest’ultimo sono più frequenti i sintomi non specifici (4). L’intolleranza all’esercizio fisico rappresenta il primo sintomo nell’insufficienza cardiaca dell’anziano, seguita da dispnea e stanchezza; altri sintomi suggestivi di insufficienza cardiaca sono l’ortopnea e la tosse notturna associata a dispnea parossistica (3).

Studi epidemiologici hanno dimostrato che la diagnosi viene formulata in meno della metà dei casi, per varie ragioni, tra cui in particolare la relativa aspecificità dei sintomi, che possono simulare altre patologie e la riduzione delle attività della vita quotidiana che il paziente attua sia per l’astenia che per evitare la comparsa di dispnea (4). Soprattutto l’intolleranza all’esercizio fisico e l’astenia sono spesso sottovalutate o attribuite alle comorbidità presenti nel paziente geriatrico e l’edema periferico è spesso attribuito alla riduzione del tono venoso presente nell’anziano e alla sedentarietà prolungata (3). Inoltre, confusione, depressione, demenza possono impedire a molti pazienti di collaborare alla raccolta dell’anamnesi (4).

Figura 1. L’insufficienza cardiaca è frequente nei soggetti anziani, particolarmente nella forma diastolica

 

 

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N.16/2014 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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