Insufficienza cardiaca: inquadramento clinico e classificazione



L’insufficienza cardiaca consiste nell’incapacità da parte del cuore, a causa di anomalie anatomiche o funzionali, di fornire ossigeno in quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno metabolico dell'organismo, nonostante una normale pressione di riempimento, o comunque nella sua capacità di farlo solo tramite un aumento della pressione di riempimento.

Dal punto di vista clinico, l’insufficienza cardiaca si manifesta come una sindrome caratterizzata da una tipica “costellazione” di sintomi (ad es. dispnea, edema periferico e astenia) e segni (ad es. aumento della pressione venosa giugulare, dislocazione dell’itto apicale, rantoli polmonari), che sono la conseguenza di un’alterazione anatomica o funzionale cardiaca; alcuni di questi sintomi e segni peraltro possono essere, almeno nelle fasi iniziali, assenti o poco evidenti (1,2).

I dati epidemiologici dei Paesi industrializzati indicano che l’insufficienza cardiaca è una sindrome clinica assai comune, con sintomi invalidanti e una prognosi severa (3).

In base al valore della frazione di eiezione ventricolare sinistra (che in condizioni normali è >50%), si distinguono due forme di insufficienza cardiaca:
- con frazione di eiezione relativamente preservata (ossia con frazione di eiezione >40-45%), associata ad una rilevante alterazione strutturale cardiaca (ipertrofia ventricolare sinistra /dilatazione atriale sinistra) e/o disfunzione diastolica;
- con frazione di eiezione ridotta (frazione di eiezione ≤35%) (1).

Tra i fattori che, da soli o in associazione, possono condurre allo sviluppo di insufficienza cardiaca vengono annoverati l’aumentare dell’età (la maggior parte dei pazienti con insufficienza cardiaca sono infatti anziani), l’ipertensione arteriosa, la malattia coronarica, il diabete mellito, l’obesità, la cardiomiopatia dilatativa o ipertrofica, la cardiopatia valvolare (2).

La classificazione dell’insufficienza cardiaca più comunemente adottata è quella cosiddetta“ funzionale” della New York Heart Association (NYHA), che è basata sulla gravità dei sintomi e sull’attività fisica (Tabella 1).

Tabella 1. Classificazione dell’insufficienza cardiaca secondo la New York Heart Association (NYHA)
Classe I Nessuna limitazione: l’attività fisica abituale non provoca affaticamento, dispnea, palpitazioni o angina.
Classe II Lieve limitazione dell’attività fisica: i pazienti non avvertono sintomi a riposo, ma l’attività fisica abituale provoca affaticamento, dispnea, palpitazioni o angina.
Classe III Marcata limitazione dell’attività fisica: i pazienti non avvertono sintomi a riposo, ma un’attività fisica di entità inferiore a quella normale provoca sintomi.
Classe IV Impossibilità di eseguire qualsiasi attività fisica senza disturbi: i pazienti avvertono sintomi anche a riposo e ogni minima attività causa un peggioramento dei sintomi.

L’insufficienza cardiaca risulta caratterizzata da modificazioni di molti meccanismi neuro-ormonali, ma soprattutto dall’attivazione simpatica e del sistema renina - angiotensina - aldosterone.

L’inibizione di questi due sistemi costituisce la pietra miliare del moderno trattamento dell’insufficienza cardiaca (3).

 

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N.16/2014 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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