In età pediatrica, l’otite media acuta (OMA) rappresenta una delle più comuni cause di richiesta di visita medica e di prescrizione di antibiotici. In particolare, l’80% dei bambini presenta almeno un episodio di OMA prima dei 3 anni e nel 40% dei casi si osservano 6 o più recidive fino ai 7 anni (1).
La massima incidenza di OMA si verifica tra i 6 e i 24 mesi di vita, a causa della presenza, in tale periodo, di alcuni fattori predisponenti, di natura anatomica (brevità della tuba di Eustachio) e/o funzionale (relativa immaturità della risposta immunitaria). I fattori di rischio di OMA peraltro sono numerosi e coincidono con le condizioni predisponenti alle infezioni respiratorie ricorrenti, tra cui frequentazione di nido o scuola materna, allattamento artificiale, convivenza con bambini più grandi, esposizione al fumo passivo, allattamento artificiale, stagione autunnale/invernale (2,3).
Per quanto riguarda l’eziopatogenesi, l’OMA può rappresentare l’espressione della diffusione alla cassa del timpano degli stessi virus responsabili delle infezioni delle vie aeree superiori o del passaggio con successiva virulentazione di batteri di superficie quali pneumococco, Haemophilus, streptococco e Moraxella (4).
La continuità anatomica tra mucosa rinofaringea e mucosa tubarica spiega la frequenza con cui i batteri raggiungono l’orecchio medio per via ascendente (5).
Particolarmente importante, nel caso di otiti recidivanti (almeno 3 episodi nell’arco di 6 mesi o 4 episodi in un anno), è escludere la presenza di meccanismi ostruttivi come l’ipertrofia adenoidea, anomalie anatomiche (ad es. palato ogivale e palatoschisi), atopia, deficit immunologico umorale e discinesia ciliare (6).
Generalmente, il quadro clinico presenta caratteristiche relativamente aspecifiche, con sintomi che spesso si sovrappongono a quelli di un’infezione non complicata delle vie aeree superiori. I sintomi principali sono peraltro rappresentati da otalgia o insolita tendenza del bambino a toccarsi o a sfregarsi l’orecchio, febbre, irritabilità e otorrea (2).
Sintomi non specifici, ma frequenti soprattutto nei bambini più piccoli, sono febbre, cefalea, irritabilità, tosse, rinite, apatia, anoressia, vomito, diarrea (3).
I criteri su cui è basata la diagnosi di OMA sono rappresentati da:
• esordio acuto e generalmente improvviso dei sintomi di infiammazione acuta dell’orecchio medio;
• all’otoscopia (Figura 1), presenza di essudato nell’orecchio medio(estroflessione della membrana timpanica o mobilità assente/marcatamente limitata o, in caso di perforazione spontanea otorrea) e segni di infiammazione (iperemia e colore giallastro della membrana timpanica) (2).
Per la diagnosi eziologica è richiesta la timpanocentesi con il prelievo di una piccola quantità di essudato endotimpanico che viene sottoposto ad esame colturale (5).
In genere, nel 90% circa dei bambini di età superiore ai 2 anni e nel 40-60% di quelli di età inferiore ai 2 anni la risoluzione dei sintomi più gravi si verifica entro 3 giorni ed è raro lo sviluppo di complicanze, quali ad es. perforazione della membrana timpanica, mastoidite acuta (la complicanza più frequente), meningite, ascesso cerebrale, tromboflebiti dei seni venosi, labirintite e a paralisi del nervo faciale (5,7). Peraltro, l’otite media acuta batterica rappresenta la più comune causa di sordità nel bambino ed è stata associata a ritardo nello sviluppo del linguaggio e disturbi comportamentali (7). Inoltre, una survey europea ha dimostrato che l’OMA, a causa della sua elevata frequenza, può esercitare un notevole impatto socio-economico in termini di costi medici diretti, costi per l'acquisto di farmaci e costi indiretti associati a perdita di produttività (7). Gli obiettivi del trattamento includono pertanto la risoluzione degli episodi acuti, la prevenzione delle complicanze e la riduzione delle recidive di OMA (5).
Figura 1. L’esame otoscopico è un'indagine fondamentale per la diagnosi di otite media acuta |
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Bibliografia |
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