Infezioni delle vie urinarie in età pediatrica: epidemiologia e microbiologia


Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano, dopo otite media e faringite, le infezioni più frequenti in età pediatrica (Figura 1) (1).

Figura 1. Le infezioni delle vie urinarie (IVU) sono frequenti in età pediatrica

 

A differenza delle IVU nell’adulto, che presentano un decorso generalmente benigno, le IVU in età pediatrica sono riconosciute come causa di morbilità acuta nel bambino e del rischio di successive complicanze in età adulta, tra cui ipertensione arteriosa e insufficienza renale.

La reale incidenza delle IVU pediatriche è difficile da determinare, in quanto tali condizioni possono avere una presentazione variabile da completa assenza di sintomi urinari a urosepsi fulminante, ma è noto che l’incidenza varia in base alla fascia di età e al sesso.

Nei primi 3-6 mesi di vita l’incidenza è più elevata nel sesso maschile, mentre successivamente è più colpito il sesso femminile. In particolare, nel primo anno di vita, l’incidenza di IVU è dello 0.7% nelle bambine rispetto al 2.7% registrato nei bambini; tra 1 e 5 anni, sono colpiti da IVU lo 0.9-1.4% e lo 0.1-0.2%, rispettivamente, delle bambine e dei bambini e tali percentuali rimangono sostanzialmente immodificate tra i 6 e i 16 anni, con valori di 0.7-2.3% per il sesso femminile e di 0.04-0.2% per il sesso maschile (2).

La particolare frequenza delle IVU nei primi mesi di vita è legata all’incompleto sviluppo del sistema immunitario. Peraltro, sono noti numerosi fattori di rischio per lo sviluppo di tali infezioni in età pediatrica, quali colonizzazione fecale e perineale, mancata circoncisione, anomalie anatomiche e funzionali del tratto urinario. Le anomalie anatomiche del tratto urinario come le valvole uretrali posteriori e il reflusso vescicoureterale (cioè il flusso retrogrado di urina dalla vescica nell’uretere fino al sistema pielo-caliceale renale) rappresentano fattori predisponenti, in quanto associate a inadeguato effetto washout del flusso urinario che, insieme con il pH acido delle urine, rappresenta il principale meccanismo di difesa delle vie urinarie, grazie alla clearance degli uropatogeni; le malformazioni del tratto urinario, inoltre, se non corrette, possono portare alla formazione di un reservoir batterico e IVU ricorrenti (2). Alterazioni funzionali come la dissinergia detrusore-sfintere predispongono allo sviluppo di IVU a causa del raro svuotamento vescicale e della stasi urinaria.

Per quanto riguarda gli agenti eziologici, la maggior parte delle IVU è sostenuta da batteri Gram-negativi, principalmente di origine enterica (nel 90% dei casi Escherichia coli), mentre i batteri Gram-positivi, in particolare enterococchi e stafilococchi, sono responsabili del solo 5-7% dei casi. La via ascendente, ossia la risalita dei microrganismi batterici dall’uretra, è quella più comunemente implicata nella patogenesi delle IVU (3). La maggior incidenza nelle femmine dopo il periodo neonatale è da attribuire alla relativa brevità dell’uretra che facilita l’accesso dei batteri alle vie urinarie attraverso l’uretra. L’adesione degli uropatogeni all’epitelio delle vie urinarie è un fattore determinante nella patogenesi e giustifica l’elevata frequenza di isolamento nelle IVU di E. coli, dotato di fimbriae o pili mediante cui aderisce alle cellule epiteliali (2).


Bibliografia

 

 

 

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N.21/2014 - MedTOPICS - Periodico Quindicinale
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