Un’infezione delle vie urinarie (IVU) viene definita in base alla presenza di microrganismi patogeni, generalmente batteri, nelle vie urinarie, associata all’identificazione di marker infiammatori e alla positività di urinocolture di follow-up (1).
Ai fini pratici, le infezioni urinarie sono classificate, in base ai sintomi prevalenti, in IVU non complicate (cistiti), pielonefrite non complicata, IVU complicate con o senza pielonefrite, urosepsi e uretriti. Un’ulteriore classificazione differenzia un primo episodio di IVU e l’IVU ricorrente, distinta a sua volta in infezione non risolta (per livelli subterapeutici di antibiotico, mancata compliance, antibioticoresistenza), infezione persistente (per persistenza degli stessi batteri nelle vie urinarie nonostante il trattamento) e reinfezione (un nuovo episodio causato dallo stesso o da un nuovo tipo di batteri) (2).
In particolare, le cistiti costituiscono le più comuni infezioni batteriche nella donna ed una delle più comuni cause di consultazione del Medico in una donna altrimenti sana (Figura 1) (3, 4). Attualmente, a quasi un terzo delle donne in età fertile è prescritto un trattamento antibiotico a causa di una diagnosi di cistite, percentuale che aumenta fino al 60% dopo la menopausa (5).
Figura 1. Le cistiti sono una delle più comuni cause di consultazione del Medico in una donna altrimenti sana |
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È, tuttavia, difficile stabilire la reale incidenza di tale patologia, anche perché spesso molte donne non affette da cistite si rivolgono al Medico (5). Peraltro, si stima che la probabilità di essere affetta da cistite di una donna che si rivolge al medico riferendo sintomi tipici sia compresa tra il 50 e l’80% (4).
La particolare predisposizione delle donne a tali infezioni è determinata dalla relativa brevità dell’uretra, che facilita l’accesso dei batteri alle vie urinarie attraverso tale condotto (5). Fattori di rischio nella donna giovane sono inoltre i rapporti sessuali, l’uso del diaframma, una precedente terapia antibiotica, IVU in età pediatrica, mentre nella donna in menopausa sono importanti i fattori meccanici e/o fisiologici che influenzano lo svuotamento vescicale, quali incontinenza urinaria, cistocele ed elevati volumi residui postminzionali, e un’anamnesi positiva per IVU prima della menopausa (6).
La cistite, è invece, una condizione rara in un maschio altrimenti sano con età compresa tra 15 e 50 anni, grazie alla relativa lunghezza dell’uretra maschile che ostacola la risalita di un numero di batteri in grado di stabilire un focus infettivo (7). Pertanto, una IVU nel maschio è considerata per convenzione come un'infezione complicata, in quanto nella maggior parte dei casi riguarda neonati, bambini piccoli o anziani ed è associata ad anomalie urologiche, ostacolo al deflusso urinario o manovre strumentali (2).
Per quanto riguarda l’eziologia, i più comuni agenti eziologici delle cistiti sono rappresentati da E. coli o altre Enterobacteriaceae (8).
Tabella 1. Uropatogeni isolati nelle UTI non complicate acquisite in comunità (Studio ICeA1) |
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MICRORGANISMO | PERCENTUALE DI ISOLAMENTO |
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E. coli | 74,2% |
Enterococcus faecalis | 3,9% |
Staphylococcus aureus | 3,7% |
Proteus mirabilis | 3,4% |
Klebsiella | 3,0% |
Pseudomonas aeruginosa | 1,1% |
Proteus spp. | 1,1% |
Enterococcus spp. | 1,1% |
La via ascendente, cioè la risalita dei microrganismi dall’uretra, è quella generalmente implicata nella patogenesi, in particolare nel caso di batteri di origine enterica, e spiega sia la particolare frequenza delle IVU nel sesso femminile sia l’aumentato rischio di infezione dopo cateterismo o procedure strumentali vescicali (2).
Bibliografia |
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