Profilassi del tromboembolismo venoso (TEV): il ruolo di fondaparinux
Il tromboembolismo venoso (TEV) rappresenta tuttora, in ordine di frequenza, la terza malattia cardiovascolare dopo l’IMA e l’ictus, nonostante i progressi compiuti in tutti gli aspetti della sua gestione (7).
Sono potenzialmente a rischio di TEV molti pazienti allettati con patologie mediche acute, come ad esempio quelli con insufficienza cardiaca congestizia, malattie respiratorie (5).
Ampi studi randomizzati controllati hanno dimostrato che la profilassi con farmaci ad attività antitrombotica riduce efficacemente il rischio di TEV e le linee guida raccomandano di attuare la tromboprofilassi nei pazienti ospedalizzati per patologie mediche acute che presentano fattori di rischio per TEV. Le strategie raccomandate comprendono l’eparina non frazionata (ENF), le eparine a basso peso molecolare (EBPM) o fondaparinux (6).
Fondaparinux è un pentasaccaride di sintesi, che lega selettivamente con elevata affinità l’antitrombina (AT) e catalizza l’inattivazione del fattore X della coagulazione attivato (fattore Xa), che si traduce in un’inattivazione dose-dipendente della generazione di trombina. Fondaparinux non si lega alle piastrine né inibisce ì’aggregazione piastrinica, non presenta reattività crociata con gli anticorpi diretti contro i complessi eparina-fattore piastrinico 4 (anticorpi HIT) e non ha effetti sul tempo di tromboplastina parziale attivata, sul tempo di protrombina e sui livelli di antitrombina (8).
Fondaparinux possiede un profilo farmacocinetico lineare, dose-dipendente, che gli conferisce un effetto altamente prevedibile; presenta una biodisponibilità del 100% dopo somministrazione sottocutanea, una rapida insorgenza d’azione, con un’emivita di 17 ore nei soggetti giovani e di 21 ore in quelli più anziani. Queste caratteristiche ne consentono la monosomministrazione giornaliera per via sottocutanea (s.c.) in dosi fisse, senza necessità di monitoraggio della conta piastrinica (7). Il meccanismo d'azione e le caratteristiche farmacocinetiche di fondaparinux sono schematizzati nella Tabella 1 (7).
Tabella 1. Meccanismo d’azione e farmacocinetica di fondaparinux. Tabella 1 di (7).
L’efficacia di fondaparinux nella profilassi del TEV in pazienti di pertinenza medica è stata dimostrata nello studio ARTEMIS, uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo (5).
Lo studio ARTEMIS è stato condotto su 849 pazienti (età ≥60 anni; media 75 anni) di entrambi i generi, ricoverati per insufficienza cardiaca congestizia (classe II/IV NYHA), malattia respiratoria acuta in presenza di pneumopatia cronica o malattie infettive o infiammatorie acute, per i quali era previsto un allettamento della durata di almeno 4 giorni (5).
Tutti i pazienti hanno ricevuto entro 48 ore dal ricovero ospedaliero fondaparinux 2.5 mg oppure placebo, entrambi s.c. una volta al giorno, per un periodo di durata compresa tra 6 e 14 giorni. L’endpoint primario di efficacia dello studio era rappresentato da un endpoint composito formato dal TEV identificato mediante flebografia bilaterale di routine da eseguire dal 6 al giorno 15 e dal TEV sintomatico (TVP o EP) durante il periodo di profilassi. L’endpoint primario di sicurezza era rappresentato dal sanguinamento maggiore, definito come sanguinamento fatale, sanguinamento in un organo critico, sanguinamento che rendeva necessario un intervento chirurgico o sanguinamento che determinava una riduzione della concentrazione di emoglobina ≥2 mg/dL o richiedeva la trasfusione di 2 o più unità di sangue durante il periodo di profilassi e nei 2 giorni successivi.
L’analisi di efficacia primaria è stata effettuata per tutti i pazienti per i quali era disponibile una valutazione dell’efficacia fino al giorno 15. Nell’analisi di efficacia sono stati inclusi 644 pazienti. Complessivamente, la profilassi attiva ha fatto registrare un’incidenza di TEV pari, rispettivamente, al 5.6% (18/321) nel gruppo fondaparinux e al 10.5% (34/323) in quello placebo (Tabella 2), con una riduzione del 46.7% del rischio relativo di TEV con fondaparinux [differenza statisticamente significativa (p=0.029) vs gruppo placebo]. Durante il periodo di profilassi, nel gruppo fondaparinux non è stato registrato alcun caso di EP, mentre nel gruppo placebo si sono verificati 5 casi, tutti fatali.
Tabella 2. Eventi tromboembolici venosi in pazienti anziani (≥60 anni) con patologie internistiche, randomizzati al trattamento con fondaparinux o placebo. I valori sono espressi come numeri se non diversamente specificato. Tabella 2 di (5).
L’analisi di sicurezza ha incluso tutti i pazienti che avevano ricevuto almeno una dose del farmaco in studio. L’incidenza di eventi di sanguinamento maggiore nel corso dello studio è stata dello 0.2% in entrambi i gruppi di trattamento (1/425 pazienti del gruppo fondaparinux e 1/414 di quello placebo) (Tabella 3).
Tabella 3. Eventi di sanguinamento maggiore registrati durante il trattamento in pazienti anziani (≥60 anni) con patologie internistiche randomizzati a profilassi con fondaparinux oppure placebo. Tabella 3 di (5).
Nel gruppo fondaparinux ad un mese è stata registrata una mortalità complessiva inferiore rispetto a quella osservata nel gruppo placebo (3.3%, 14/425 vs 6.0%, 25/414) (Figura 1), anche se la differenza tra i due gruppi non ha raggiunto la significatività statistica (p=0.06).
Figura 1. Stime di sopravvivenza di pazienti anziani (≥60 anni) con patologie internistiche randomizzati a profilassi con fondaparinux oppure placebo. Log rank test sulla differenza tra i gruppi P=0.06. Figura 2 di (5).
I risultati dello studio ARTEMIS indicano che fondaparinux è efficace nella prevenzione degli eventi tromboembolici venosi, asintomatici e sintomatici, in pazienti anziani con patologie internistiche acute. Per quanto riguarda la sicurezza, la frequenza di sanguinamento maggiore è risultata simile a quella osservata nel gruppo placebo (5).
Sulla base dello studio ARTEMIS è stata approvata in RCP l’indicazione: “Prevenzione degli Episodi Tromboembolici Venosi (TEV) in adulti di pertinenza medica considerati ad alto rischio di TEV e che sono immobilizzati a causa di una patologia acuta quale insufficienza cardiaca e/o disturbi respiratori acuti e/o infezioni o patologie infiammatorie acute” (3).